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L’Anm scende in campo: «Abrogate la riforma»

Il congresso delle toghe: «È contro la Costituzione». Gargani (Fi): «Una grande legge da sperimentare. Possibile qualche correzione»

Marianna Bartoccelli

da Roma

«Abrogare la riforma dell’ordinamento giudiziario e approvare nel minor tempo possibile e comunque in tempi rapidi (possibilmente entro un anno) una nuova riforma». È una vera dichiarazione di voto quella che fa l’Anm con il suo documento finale votato a conclusione del 28º congresso del sindacato dei magistrati. Nel documento infatti risulta netta la bocciatura dell’operato dell’attuale Parlamento e del governo Berlusconi in materia di giustizia mentre viene posto un paletto preciso alla futura maggioranza e al prossimo governo. No alla riforma di Castelli «concretamente inadatta a funzionare ed è in profondo dissidio con la Costituzione» e una consegna precisa a chi avrà la «grande responsabilità» del governo del Paese: «Cambiare rotta».
E così nella tavola rotonda con i politici che si svolge nella fase finale del congresso Massimo Brutti, responsabile giustizia dei Ds rassicura: «La riforma, che è in contrasto con la Costituzione va azzerata e sostituita con nuove norme». E per poter far questo «i decreti attuativi non devono entrare in vigore, ma vanno sospesi». «Non ci sono alternative - ribadisce Giuseppe Fanfani, responsabile giustizia della Margherita, perché la riforma della Cdl ha contenuti pericolosi sotto il profilo dell’assetto della giurisdizione». Ed entrambi pensano al dialogo con la parte più moderata della Cdl: «Se in questa tornata elettorale il centrosinistra riuscirà a sconfiggere il gruppo di comando del centrodestra, penso che in quello schieramento si libereranno molte energie. E noi potremo dialogare con quella parte del centrodestra che avrà una posizione più moderata e che ora invece si accoda agli attacchi di Berlusconi ai magistrati», ribadisce Massimo Brutti.
Di fronte ad un attacco così netto da parte dei magistrati anche gli esponenti della Cdl presenti alla tavola rotonda parlano di «correzioni della riforma dell’ordinamento giudiziario», bocciando comunque la richiesta di un totale azzeramento della legge. «Non ci può essere un ripensamento complessivo della riforma ma che questa, così come altre riforme, debba essere sottoposta ad una manutenzione, mi sembra un fatto assolutamente pacifico», dice Antonino Caruso (An), presidente della Commissione Giustizia del Senato. «La riforma si può migliorare, non azzerare» conviene anche Erminia Mazzoni, responsabile Giustizia dell’Udc, purché, dice ai magistrati, «il dialogo avvenga tra poteri dello Stato che si rispettano». Anche il responsabile Giustizia di Forza Italia Giuseppe Gargani esclude una revisione complessiva ma non alcune correzioni. E dopo aver difeso la riforma («non è contro i magistrati ed è nell’alveo della Costituzione»), riconosce: «Una grande legge come questa deve essere sperimentata, il che non significa dire che la macchina messa in piedi non funziona. Se ne dovrà valutare l’impatto e correggere le parti che devono essere perfezionate». E aggiunge che neanche la Dc di un tempo aveva mai accettato i termini della riforma da lui proposta, mentre grazie a questa maggioranza è stato possibile. A questo rimando storico risponde il segretario dell’Anm, Antonio Patrono, della corrente di Magistratura Indipendente: «La Dc ci sapeva fare - ha commentato -, ha governato l’Italia per 40 anni... Se quello che proponeva Gargani non glielo hanno fatto fare, una ragione c’era: la Dc aveva un forte senso istituzionale, una riforma che tocca il cuore della democrazia non si fa senza il consenso generale. Invece - conclude rivolgendosi agli esponenti della Cdl - oggi è stata fatta con il disaccordo di tutti, anche del popolo italiano». Patrono, che non ha concluso il congresso perché candidato alle elezioni per il Csm, ha difeso il presidente della Cassazione Nicola Marvulli, che aveva attaccato il presidente Berlusconi e ribadito la sua posizione con un’intervista al Corriere della Sera: «È un magistrato onesto e generoso. E questo suo animo lo fa amare dalla magistratura». Torna ad attaccare Marvulli invece il presidente emerito Francesco Cossiga: «L’unica cosa di pregevole nell’intervista del dott.

Marvulli è la notizia che prestissimo egli se ne andrà via!». Ed aggiunge: «Certo che la delicatezza nel tirare in ballo il Papa mi convince che è proprio una persona che in nessun Paese europeo sarebbe andata più avanti di ausiliario di sostituto di giudice di pace onorario...».

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