Muti si è scatenato, bisogna dargliene atto. Nuovi concerti, nuove opere, nuovissime notizie. Il Maestro, annuncia l'agenzia Ansa, inaugurerà le prossime tre stagioni del Teatro San Carlo di Napoli dirigendo l'orchestra in opere e concerti. Si dedica perché - parole sue - «a Napoli ho il cuore. È la città dove sono nato, dove mi sono formato». Si impegna perché «il San Carlo deve essere il faro della rinascita della città». Così, mentre sta portando i complessi del Maggio Musicale Fiorentino a Ravenna e, in un «Viaggio dell'amicizia» a Sarajevo, e subito dopo il «Moïse» di Rossini al Festival di Salisburgo, è pieno di prossimo progetti prestigiosi.
Negli Stati Uniti dirigerà «Attila» al Metropolitan di New York, a Chicago incomincerà l'attività di direttore musicale della Chicago Symphony Orchestra. In Italia proseguirà la collaborazione col Teatro dell'Opera di Roma. È quasi un catalogo da Leporello, viaggi, cifre, attività insieme ordinata e frenetica. Appunto perché tanto è importante la presenza internazionale, diventa significativa la scelta napoletana. Il teatro San Carlo, stupendamente restaurato, rinnovato da pochi mesi, nella sua meravigliosa bellezza, ha una tradizione storica come pochi al mondo. La città ha un coacervo di genialità e talvolta di trascuratezza, di trovate e di problemi, che mettono sempre in pericolo il suo destino, ma che possono essere preludio a una ritrovata stagione di grandezza. Il lavoro dei dirigenti, anche se il teatro è ancora commissariato sotto l'esperta guida di Salvatore Nastasi, ha portato a una forte crescita della qualità; con la consulenza artistica di Gianni Tangucci e con la bravura del direttore Jeffrey Tate, ha creato dei complessi di crescente valore. Ed è rimasto quell'atavico senso di intensa partecipazione, se ben sollecitata, quella voglia di mettere nella professionalità passione e fantasia, che possono dare uninvidiabile identità storica e nuova, a cui speriamo rispondano spettacoli teatralmente degni, di artisti altrettanto grandi.
Muti ha diretto a Napoli già nei primi anni della carriera. Ha conosciuto, dei musicisti locali, affetto, ironia e complicità. Una volta che aveva in programma una pallida Sinfonia giovanile di Bellini, che vedeva non entusiasmare molto gli strumentisti, disse loro: «Pensate che l'ha composta a diciott'anni». Fu guardato coscienziosamente, ma uno di loro commentò: «Per questo stava scarso». È lo spirito napoletano, quello che Muti ha rivelato ultimamente nelle opere comiche di Cimarosa e Paisiello, al Festival napoletano di Salisburgo e in giro per l'Italia; dove quest'anno ha anche appena fatto conoscere una geniale opera seria di Jommelli.
Prima del concerto inaugurale del teatro San Carlo rinnovato, c'era una grande aria di festa, che si sentiva già per la strada. Dopo, la gente lo assediava e gli chiedeva: «Tornerà?». Bene, ritorna alla grande, e, nello spirito della città, per buon auspicio, gli facciamo gli scongiuri.
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