Caro direttore,
mi presento: mi chiamo Edoardo Giacone, ho 30 anni, sono un quadro del Gruppo Fiat e da qualche mese sono tornato a vivere in Italia dopo 10 anni passati a Londra, tra studi e lavoro. Sono tornato - carico di speranze - perché credo nellItalia.
Sono tornato perché ho unincredibile voglia di fare, di creare, di costruire. Ed è in questottica che ho intrapreso la mia avventura di imprenditore, acquistando una villa realizzata nel 500 da Baldassarre Peruzzi in provincia di Siena per trasformarla in residenza depoca. 11 camere più un piccolo ristorante da 40 coperti circondati da 3 ettari di parco: un vero gioiello nel mezzo delle Crete Senesi.Il mio entusiasmo, lenergia che ho profuso nel progetto e soprattutto - lesposizione finanziaria alla quale mi sono sottoposto è stata però inversamente proporzionale alla propensione delle banche ad aiutarmi.
Se scrivo questa lettera è perché ho sentito uno degli ultimi discorsi del premier Berlusconi. Come può un Paese come il nostro sperare di crescere, di essere competitivo, se il nostro sistema bancario costringe un professionista di 30 anni con una busta paga importante e un capitale da investire più che decoroso a dover cercare un finanziamento per 10 mesi, trattandolo come lultimo degli emarginati? Come possiamo pensare di vincere la battaglia globale se i tassi che vengono offerti sono al limite dello strozzinaggio ? Perché un banchiere può arrogarsi il diritto di tarpare le ali a un giovane con voglia di fare, in possesso di capitali e con un curriculum professionale di livello poiché a suo dire «non ha esperienza»?
Io, nel mio specifico, sono stato fortunato e molto, molto testardo. E alla fine ho vinto. Ma la parte migliore della gioventù italiana, quella che non occupa le Università ma ci va a studiare per imparare e migliorarsi, merita senza dubbio molto meglio.
P.S.
Come canale questo può funzionare. E a proposito: la sua storia è perfetta per il nostro Giornale dedicato allItalia che ci crede. Ci faccia sapere come va a finire.
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