RomaLa strategia ufficiale dellUdc è restare in equilibrio in quella «terra di mezzo» che fino a poco tempo sembrava essere al massimo un campo di battaglia dei due poli e che invece si sta trasformando in un rifugio per i transfughi del Partito democratico e unarea di estremo interesse anche per la maggioranza. E per un po tutto resterà così.
Le novità di ieri riguardano soprattutto laltra metà del centro, quella che si sta costituendo intorno a Francesco Rutelli. A parte le voci, poi smentite, di un passaggio di Walter Veltroni, di certo ieri cè stata luscita dal Pd di Gianni Vernetti che ha seguito il deputato-industriale Roberto Calearo per approdare alla nuova formazione di Rutelli. In partenza anche lex ministro Linda Lanzillotta. Voci anche di unintesa tra la nuova formazione centrista e il Partito liberale di Paolo Guzzanti per le regionali. Ma lidea di una fusione con il Pli è stata scartata dallo stesso Rutelli.
Segnali che al centro gli equilibri stanno cambiando. Gli indizi sono tanti. Esponenti dellUdc come Maurizio Ronconi parlano apertamente di un «nuova fase» tra Pier Ferdinando Casini e Silvio Berlusconi. Ed ex Udc come Bruno Tabacci se ne vanno dal partito spiegando di essere contrari al riavvicinamento tra Casini e il premier. Perché, sostiene Tabacci, «io con Arcore non intendo avere nulla a che fare».
LUdc nega un approdo nel centrodestra, anche se rimangono in piedi i cardini del disgelo. Sulla giustizia, «se cè una riforma che ha un impatto generale positivo la valuteremo con attenzione e senza pregiudizi, se si tratterà di norme che serviranno solo in un caso no», ha ribadito ieri Michele Vietti, vicepresidente del gruppo alla Camera.
Possibile che ci sia qualche alleanza alle regionali. Ma niente che faccia pensare a uno spostamento a breve termine del partito di Pier Ferdinando Casini verso destra. Anzi, la battaglia dellUdc alle regionali è principalmente contro la Lega Nord. «Il Popolo delle libertà regala due regioni importanti del nord alla Lega e gli dà un grande potere di condizionamento in Lombardia. Noi non ci stiamo», aggiunge Vietti.
Ma alla fine non sarà la contabilità delle regioni nelle quali i centristi appoggeranno il centrodestra a fare la differenza. Il senso per la politica nazionale delle prossime elezioni lo dava pochi giorni fa un esponente centrista: anche se andremo da soli non sarà una scelta neutra, perché ad essere danneggiati saranno soprattutto i democratici delle regioni che rischiano di passare da unamministrazione di sinistra a una Pdl.
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