L’asso di Seregno vuole fare il grande sorpasso

Massimo M. Veronese

Max va veloce ma non ha fretta di andare lontano. Ha aspettato due anni e mezzo, una vita, per arrivare fin qui. E adesso vuol godersi il sorpasso, mettersi alle spalle anni di guai. Max ha un appuntamento oggi a Misano, ci andrà come al solito con la sua Lola, una tipa bella tosta col musetto in carbonio, in fondo a quei tre chilometri e mezzo del Santamonica c’è un traguardo che porta lontano, il primato in classifica del Campionato formula 3000 Pro Series di automobilismo. E poi chissà.
Massimiliano Busnelli, detto Max, ha 29 anni, un sorriso contagioso e una carriera tormentata. Fino a un paio di anni fa andava come un fulmine. Aveva vinto il campionato italiano di formula Renault, sfiorato di un niente l’Europeo, si era fatto notare in formula tre, vinto a Monza, Magny Cours, Imola. Si parlava persino di formula uno. Augusto Farfus e Felipe Massa per esempio ce l’hanno fatta al posto suo. Max se li era messi alle spalle tutt’e due tante di quelle volte in gara, ma poi. «Sono spariti gli sponsor, il team ha chiuso. Fanno presto a dimenticarti quando esci dal giro». Il problema non era più vincere, ma partecipare. Ma lui non ha smesso di crederci: due ore ogni giorno di palestra, giri su giri con il kart. Non si è dimenticato di lui invece Salvatore Tavano, quando lo scorso novembre ha messo in piedi a Peschiera Borromeo la sua nuova scuderia la Pro Motosport, formula Tremila. Correva con il figlio, sapeva che quel ragazzone di Seregno aveva talento. Di nuovo il volante in mano, di nuovo una chance. Il primo problema è stato mettere la prima: «Per rientrare nel giro bisogna andare forte subito, in questa categoria non hai tempo di provare. Hai un’occasione sola per dimostrare chi sei, la devi sfruttare al meglio». Porta la macchina al limite subito, pronti via ed è già al cento per cento. Il volante è suo. E domenica sui saliscendi del Mugello è tornato alla vittoria. L’ultima volta era stata sette anni prima a Monza in formula Renault. C’era lui sul podio che rideva e la sua Samantha giù dal podio che piangeva. Era sorpreso ed emozionato da se stesso. «È stata una sensazione strana. Per anni avevo visto tanti meno bravi di me sorpassarmi, sembrava che nessuno credesse in me. E adesso...» Adesso nemmeno sul podio toglie il piede dal freno: «Se non rischi è inutile che corri, ma se sei un pazzo è inutile che fai il pilota». Busnelli non prega mai prima di una gara, non ha superstizioni, non ha idoli «anche se ho amato moltissimo Senna» e la formula uno non la sogna più: «Ormai è tardi per me, ma il mio traguardo resta quello di diventare professionista, non importa in che categoria». Correre per correre. Correre e basta.
Oggi a Misano c’è la quinta gara, sono otto in tutto, il gran finale sarà a Monza, casa sua, il 9 ottobre, e ci sono solo due punti tra Busnelli e il capolista l’austriaco Norbert Siedler, potrebbe essere il giorno del sorpasso. O l’inizio di un sorpasso senza fine. «Il mio rivale è molto veloce e a differenza di me non ha mai smesso di correre. Bravo, ma...» Ma? «Ma io lo posso battere». Correre per correre.

A 320 all’ora non c’è più tempo di aspettare.

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