Marta Ottaviani
da Istanbul
Adesso la Turchia inizia ad avere paura. Fatma Kocyigit, morta ieri mattina nella città di Van, è la seconda vittima ufficiale del virus dell'influenza aviaria nel Paese. La ragazza, che aveva 15 anni, è la sorella di Mehmet Ali, deceduto il primo gennaio e per il quale, all'inizio, si era parlato di «semplice polmonite». La situazione si è capovolta nel giro di poche ore e adesso autorità e media sembrano aver perso la voglia di fare gli ottimisti.
I due fratelli sono le prime vittime dell'influenza aviaria in un Paese vicino all'Europa: sembra sempre più sicuro che il contagio sia avvenuto da uomo a uomo. I due ragazzi erano originari da Dogubayazit, a 60 chilometri dalla città di Aralik, vicino alla frontiera con Armenia e Iran e a un centinaio di chilometri da un focolaio di influenza aviaria H5N1, individuato negli uccelli la settimana scorsa nell'area di Aralik, situata sulle rotte degli uccelli migratori.
Ora a preoccupare i medici ci sono le condizioni di Huyla, sorella delle due vittime e ricoverata nell'ospedale insieme ad altre tredici persone. «Tutti i pazienti - precisa Huseyin Avni Sahin, medico dell'ospedale di Van - presentano sintomi analoghi a quelli del virus H5N1, ma riteniamo si possa stare tranquilli. Molti di loro si sono fatti ricoverare perché sono entrati in contatto con le vittime e hanno preferito fare controlli preventivi».
Una cautela che sembra voler celare una tremenda verità più che tranquillizzare. Il Bosforo e l'Anatolia settentrionale, infatti, sono al centro delle principali rotte migratorie dei volatili provenienti dall'Estremo Oriente: la situazione potrebbe peggiorare da un momento all'altro. E se fino a ieri mattina i media turchi avevano gettato acqua sul fuoco, ora sembrano essersi improvvisamente accorti che il pericolo di contagio esiste e che è sempre più reale. Le principali emittenti televisive continuano a mandare servizi con l'aggiornamento della situazione e spot nei quali si ripete si evitare il più possibile il contatto diretto con i volatili.
A preoccupare maggiormente non è tanto la situazione di città come Istanbul o Ankara, ma le sterminate vallate dell'Anatolia, dove il livello di povertà è elevato e le condizioni igieniche precarie. Non a caso le due vittime vivevano con la loro famiglia in una fattoria, dove collaboravano all'allevamento dei volatili.
Intanto lOms (Organizzazione mondiale della Sanità) rilancia lallarme: «La situazione è preoccupante, perché dimostra che il virus è ancora là e si propaga», sostiene Guenael Rodier, del bureau europeo dell'Oms a Copenhagen, aggiungendo che i Paesi europei dovrebbero «raddoppiare i controlli e continuare a seguire scrupolosamente le raccomandazioni dell'Oms e prepararsi eventualmente a una pandemia». Getta invece acqua sul fuoco Donato Greco direttore del Centro per il Controllo delle Malattie del Ministero della Salute.
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