da Roma
Tremila euro per un palmare. Inflazione galoppante? Scarsità dellofferta? No, semplicemente si tratta dellAtac, lazienda di trasporto pubblico del Comune di Roma, che ha acquistato 180 terminali portatili al prezzo unitario di 3.055,55 euro Iva compresa.
Lo scorso 9 luglio il consiglio di amministrazione di Atac ha deliberato di acquistare i 180 palmari, destinati ai controllori, da Seawind spa per complessivi 476.936 euro. Nel provvedimento si legge che la fornitura comprende anche altri servizi come lo sviluppo di software in grado di «interfacciarsi» con i sistemi elettronici già in uso, i ricambi, le ricariche e pure la formazione. Certo, un palmare per uso industriale (nella delibera si fa riferimento a modelli ad hoc predisposti dalla Psion Teklogix) costa generalmente circa mille euro. Quindi, oltre 2.000 euro a pezzo per i servizi accessori non sono sicuramente bruscolini.
Cè di più - ricordano gli autori della denuncia Luca Gramazio e Fabrizio Ghera, consiglieri di An al Campidoglio - perché i controllori Atac disponevano già dal 2003 di 180 palmari. I minicomputer facevano parte della fornitura garantita dallaustraliana Erg Limited che ha venduto alla città di Roma software e hardware per il sistema di bigliettazione automatico, un contratto del valore di 30 milioni di euro con il quale Atac ha acquisito tutte le apparecchiature per la gestione del sistema dal suo gruppo australiano.
Proprio quei 180 palmari, però, si sono rivelati il tallone dAchille di tutto limpianto. A fine 2003, per esempio, ne sono stati restituiti ben 31 alla stessa Erg per «problemi di funzionamento». Di qui probabilmente la decisione di procedere a un ricambio, ma non prima di aver chiesto il parere degli esperti. Una relazione tecnica predisposta per lAtac nel novembre 2006 ha messo in evidenza alcune criticità nellutilizzo dei palmari: tra queste lelevato numero di informazioni da inserire nella compilazione dei verbali e la difficoltà di utilizzo a bordo di un autobus affollato.
Per questo motivo gli stessi tecnici suggerivano di verificare i titoli di viaggio con lettori a radiofrequenza ma valutando «la fattibilità e lonerosità della personalizzazione con il coinvolgimento di Erg». Il problema principale, infatti, è dotare il terminale di software e hardware che consentano di leggere le varie tessere con banda magnetica e microchip che ormai stanno sostituendo i vecchi biglietti e gli abbonamenti.
Insomma, lAtac «veltronizzata» ha fatto una sua scelta puntando sullautomazione, ma a un costo che non appare molto competitivo. «O è stato commesso un grave errore nellacquistare con soldi pubblici una strumentazione costosa e non funzionante - accusano Gramazio e Ghera che hanno presentato uninterrogazione - o si è commesso un grave errore ad acquistare a prezzo esorbitante i 180 palmari sostitutivi, a meno che non si siano commessi entrambi gli errori».
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