L’economia romana regge, ma non brilla Camera Commercio: "Serve strategia"

La Capitale trainata dalle imprese di servizi, ma fatica nell’innovazione e non sfrutta come potrebbe il potenziale turistico. Per il presidente della Camera di Commercio, Lorenzo Tagliavanti, "serve un piano strategico decennale"

L’economia romana regge, ma non brilla Camera Commercio: "Serve strategia"

L’economia romana regge, trainata dalle imprese di servizi, ma deve cercare nuove strade, trattenere i suoi giovani migliori, aggiornare il suo modello di sviluppo e sfruttare meglio l’enorme potenziale turistico.

É questa la fotografia dell’economia romana scattata attraverso l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Roma diffusa in occasione della Quattordicesima Giornata dell’Economia. Una situazione che presenta qualche segnale di ripresa, ma ancora varie zone d’ombra e che richiama il nuovo sindaco che sarà scelto tra poche settimane a precise responsabilità.

Roma si conferma leader nazionale per numero di imprese, sia pure di dimensioni piccole. Deve fare i conti con un calo dell’imprenditoria giovanile, con una fuga di cervelli giovani diretti verso l’estero. Il mercato del lavoro è sostanzialmente stabile, ma preoccupa la difficoltà dell’economia romana di creare ricchezza (calo del valore aggiunto pro-capite del 6,9% in cinque anni a prezzi correnti) e di aumentare il volume delle esportazioni.
Al 31 dicembre 2015 le imprese registrate presso la Camera di Commercio di Roma sono 478.189 unità (il 7,9% del totale nazionale). Il tasso di variazione dello stock fa rilevare un +1,2% a fronte di una media nazionale di +0,3%. Continuano ad aumentare le imprese straniere, +2.703 unità, per una variazione percentuale pari al +4,7%, seppur dimezzata rispetto allo scorso anno (Italia: +5,0%). Positiva e superiore alla media del sistema produttivo considerato nel complesso risulta anche la variazione delle imprese femminili romane (+1,6%; +1.553 unità). Diminuiscono, invece, per la prima volta negli ultimi anni, le imprese giovanili (-1,3%; -587 unità), allineandosi al dato nazionale, peraltro in costante contrazione negli ultimi 4 anni.

I tre settori con il maggior numero di imprese registrate sono: commercio con 125.816 imprese (pari al 26,3% del totale), costruzioni con 65.652 (pari al 13,7%) e alloggio e ristorazione con 35.069 imprese (7,3%). Nel dettaglio e con riferimento alle attività economiche di maggior rilevanza numerica per numero di imprese registrate, gli incrementi più significativi si registrano nelle attività di noleggio, agenzie di viaggio, supporto alle imprese: +4,5% (+1.165 unità); nelle attività di alloggio e ristorazione: +3,6% (+1.210 unità); nei servizi di informazione e comunicazione: +1,9% (+347 unità). Pressoché stabile il commercio (+48 unità). Non accenna, invece, ad arrestarsi il progressivo depauperamento della base produttiva artigiana, in flessione a Roma per il terzo anno consecutivo (-1,9%) per una perdita di ulteriori 1.350 imprese.

Crescono le start-up innovative (e tra queste ridottissima è la presenza di imprese straniere). La disoccupazione scende leggermente, ma aumenta la platea degli inattivi. L’export romano resta comunque in proporzione alla grandezza dell’economia molto basso; la propensione all’export della provincia di Roma è, infatti, solo del 5,7% a fronte di una media nazionale del 28,2%. Infine il turismo vede un aumento del 4,38% per gli arrivi (17.092.211 complessivamente, tra esercizi alberghieri e complementari) e del +3,71% per le presenze (40.378.870 nel complesso). Il flusso turistico si è orientato in maggior misura verso gli esercizi alberghieri, facendo rilevare un incremento del 4,49% negli arrivi e del 4,01% nelle presenze. La dinamica risulta sostenuta essenzialmente dal turismo straniero che fa rilevare una crescita del 5,1% negli arrivi e del 4,6% nelle presenze. Resta, però, ancora bassa la permanenza media dei turisti a Roma e provincia: “solo” 2,4 giorni.

In definitiva, però, per dirla con il presidente della Camera di Commercio, Lorenzo Tagliavanti, «dobbiamo ricostruire un nuovo modello economico considerando che quello che ha arricchito Roma non esiste più» ed il futuro della città «non può essere la sopravvivenza. Serve un piano strategico decennale».

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