L’emergenza smog in città? Solo una bufala. Ecco la prova

Grida di allarme sull’inquinamento, ma i dati parlano chiaro Il Pm10 cala da 30 anni. E l’Arpa conferma: «Il trend è quello»

Al «grande libro» sulle bugie degli ambientalisti (e per la verità non solo loro) si dovrà aggiungere un altro capitolo: l’emergenza smog a Milano. Il presunto «caso», infatti, ha tutto il sapore di una bufala. Volete una prova? Si è mai vista un’emergenza i cui indici segnalano un calo enorme e costante nell’arco di tre decenni? Bene, è quello che accade a Milano per le polveri sottili. Il Pm10 in città, infatti, è in calo. Da 30 oltre anni - l’arco di tempo a cui si riferiscono i dati dell’Arpa lombarda, la massima autorità ambientale del territorio.
Molti non lo sanno, pochi lo dicono, quasi nessuno lo scrive, ma il Particolato totale sospeso (Pts) - che per l’80 per cento è composto dal famigerato Pm10 - si è ridotto di molto dal 1978. Superava la soglia dei 275 microgrammi al metro cubo si può stimare un Pm10 sui 220 - e oggi si parla di valori che oscillano in gran parte fra i 60 e i 100. Lo conferma il responsabile Qualità dell’aria dell’Arpa Guido Lanzani: «Il Pts medio annuo a Juvara era 183 nel ’79, con un Pm10 intorno a 150. Nel 2002 era 58, nel 2009 a 46». E quindi: «Il trend è quello, molta strada è stata fatta. Manca ancora un pezzo, ma inferiore». Cose che dice solo De Corato, o la giunta.
Nei primi 25 giorni dell’anno per il Comune il dato medio è 68, mentre lo scorso anno si attestava sugli 83. Certo, siamo sopra la soglia dei 50 microgrammi ottimisticamente stabilita dalle norme, ma molto al di sotto dei livelli del passato. E non è difficile da credere, considerato il processo di deindustrializzazione che ha investito la città - e l’hinterland - negli ultimi anni del secolo scorso: meno industrie, più terziario, meno emissioni inquinanti dunque.
Resta il problema del traffico stradale, certo. Ma se il numero di vetture resta alto - e continuano ad aumentare le immatricolazioni - è vero anche che il parco auto è stato negli ultimi anni in larga parte sostituito, e oggi è composto per lo più da auto (e combustibili) poco inquinanti. Infatti le concentrazioni medie di Pm10 nell’area Ecopass nei primi 9 mesi del 2009 hanno superato di poco i 40 microgrammi al metro cubo (41 per l’esattezza, rispetto ai 48 dell’anno precedente), tanto che nel 2009 il raggiungimento del 35° giorno di superamento del valore limite di 50 è arrivato il 22 febbraio, due giorni dopo rispetto al 2008, e con diversi giorni di «ritardo» rispetto agli anni 2002-2007, quando lo «sforamento» c’è stato fra il 4 e 15 febbraio. Secondo una stima ufficiale, la riduzione delle emissioni allo scarico in area Ecopass dalle 7.30 alle 19.30 è stata del 21%.
In ogni caso l’efficacia delle misure anti-traffico è dubbia. Secondo un rapporto del Centro Studi del Sistema di Trasporti patrocinato dall’Aci e cui ha partecipato anche Umberto Veronesi, a Milano l’8 febbraio 2004, con un divieto di circolazione totale si è raggiunto un valore di 80 microgrammi. Il 10 febbraio 2005 le targhe alterne non hanno sortito alcun effetto. E il 22 gennaio 2005, con un altro divieto totale il Pm10 è cresciuto dal giorno precedente. Forse perché le emissioni delle auto non sono che una parte di quelle inquinanti. Gli impianti di riscaldamento urbani, per esempio, sono responsabili del 21% dell’inquinamento - che arriva al 44% in inverno. Ma gli allarmismi fanno acqua anche da un altro lato. Anche ammettendo che sia fondato l’allarme sulle concentrazioni di Pm10, non è assolutamente fondata l’affermazione che questo abbia un effetto sull’incidenza di tumori. Anzi, è provato il contrario.

Il «mito P10» traballa, insomma, almeno secondo lo stesso Veronesi, per cui l’incidenza del carcinoma polmonare a Milano è inferiore a quella della Val Camonica. Perché lo smog incide sul cancro per un 1-4%, mentre le abitudini alimentari e il fumo arrivano al 30 e al 50%.

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