Come si possono interessare i giovani alla politica? Chiunque abbia una pur piccola esperienza di insegnante, sa che gli studenti più consapevoli (non necessariamente più studiosi) sono quelli che non si estraniano dalle vicende politiche, e sa anche che in quella partecipazione cè loccasione migliore per un loro sviluppo critico lungo un cammino in cui essi imparano a ragionare con la propria testa che è, in assoluto, lesercizio più difficile da apprendere. La nostra realtà politica rende arduo questo tipo di interesse: una volta erano le ideologie che riscaldavano gli animi, e se linsegnante era bravo sapeva gestire le divisioni dei giovani attraverso opportuni approfondimenti culturali. Insomma, uno studente di destra e uno di sinistra si avvicinavano con attenzione (e anche con amore) a quella ricerca storica, filosofica, letteraria che dava solidità alle loro convinzioni politiche. Difficile oggi che un ragazzo possa provare interesse per i bizantinismi di una politica costruita sostanzialmente intorno a tattiche di potere. La politica è passione, e quando non cè più la passione la politica è una vaga ritualità, a cui si presta attenzione solo quando sono messi in questione fatti che ci riguardano personalmente.
Ma ecco lEuropa. Ad un certo momento della nostra storia sembrava che i temi relativi allUnione Europea, alla sua formazione, al suo ruolo internazionale fossero il nuovo terreno del dibattito politico su cui coinvolgere le nuove generazioni. Che largomento «Europa» non rivesta un grande fascino, lo abbiamo già sperimentato. Tuttavia cera stato un interesse non fittizio quando si discusse sui fondamenti cristiani dellEuropa e sullopportunità di inserire esplicitamente questo tema nella Carta costituzionale europea. Ieri e laltroieri a Bruxelles lUnione Europea affrontava una questione di rilevanza strategica sia per le sue implicazioni culturali, sia per la definizione dei principi di base del proprio funzionamento operativo. Un disastro.
Non tanto un disastro per lesito dellincontro che ha trovato, alla fine, le necessarie mediazioni, quanto per limmagine, per la comunicazione di ciò che politicamente è lEuropa. Se, per esempio, fuori di retorica si parlasse di Unione Europea a dei giovani già di per sé ben disposti ad affrontare largomento, si dovrebbe dire che lEuropa sembra una palla al piede dei singoli Stati nazionali. Altro che passione ed entusiasmo! Perfino fastidio nel leggere quello che è accaduto, in cui si sono rovesciate le parti: il successo sta in ciò che i presidenti hanno strappato di vantaggioso per il proprio Paese, linsuccesso ciò che hanno dovuto cedere in nome dellUnione Europea.
I nemici da sconfiggere erano i polacchi, che pretendevano un particolare sistema di voto a loro favorevole, come risarcimento dei danni patiti nella Seconda guerra mondiale. Una farsa se non fosse recitata nella memoria di una tragedia. Gli inglesi avanzavano le loro esigenze di autonomia in merito alle leggi di politica sociale e giuridica, che hanno impedito la formazione di un vero e proprio ministero degli Esteri dellUnione Europea. Sarkozy ha ottenuto che dal Trattato fosse abolita la concorrenza libera e leale per proteggere i servizi pubblici essenziali per Parigi.
Insomma, dallEuropa ci si deve difendere per difendersi in casa propria. Ma lItalia no. Prodi non ci sarebbe stato: aveva dichiarato che avrebbe fatto fuoco e fiamme se si fosse arrivati a una trattativa al ribasso. Più al ribasso di così era difficile, ma lui era preoccupato dellinteresse nazionale, cioè dei suoi quattro ministri che hanno sfiduciato Padoa-Schioppa. Così a Bruxelles non ha fatto né fuoco né fiamme, ma la zanzara che di tanto in tanto ha punzecchiato i relatori, proprio come sera comportato dabitudine durante il periodo di presidenza dellUnione Europea.
Stefano Zecchi
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.