L’Europa vuol portare gli scacchi a scuola "Aiutano la creatività"

Il voto al parlamento di Strasburgo: i Paesi membri devono incoraggiare l’insegnamento del gioco

Roma - A scuola a lezione di scacchi. È un gioco che aiuta la capacità di concentrazione, sviluppa la memoria ed elimina le barriere sociali. A sostenerlo è Garri Kasparov che ancora una volta riesce a dare scacco matto e forse addirittura a trovare un’antidoto alla dipendenza dai videogiochi frenetici e violenti. Questa volta la scacchiera sulla quale si muove il grande campione russo è l’Europa e la partita ha come posta il miglioramento della qualità dell’istruzione. Grazie alla Fondazione del campione russo e all’Unione europea degli scacchi Strasburgo ha adottato una dichiarazione che impegna i paesi membri a promuovere e incentivare lo studio degli scacchi in tutte le scuole.

La Written Declaration 50/2011 è passata il 19 marzo con 415 firme, il 10 per cento più del necessario. Insomma la maggioranza dei parlamentari europei appare convinta del fatto che lo studio delle strategie del gioco possa davvero portare grandi benefici nell’educazione dei ragazzi. Il provvedimento verrà subito trasmesso alla Commissione Europea per diventare operativo. Nella dichiarazione Strasburgo fa appello a tutti i Paesi membri affinché incoraggino l’introduzione dello studio degli scacchi nei sistemi scolastici. Non solo. Alla Commissione spetta pure il compito di reperire i fondi necessari a sostenere finanziariamente l’introduzione di un programma di studio degli scacchi per poi monitorare i risultati che saranno raggiunti dalle scolaresche coinvolte.
Il progetto europeo con il sostegno della Fondazione di Kasparov provede di promuovere lo studio del gioco fornendo «la materia prima» alle scuole, compresi gli insegnanti, per stimolare i ragazzi ad appassionarsi alle strategie. «Questo è un grande momento per il gioco degli scacchi - afferma un soddisfattissimo Kasparov -. Questo progetto realizza il mio sogno: portare il gioco degli scacchi nelle aule in modo che ciascuno studente possa godere dei benefici che comporta scoprire il gioco, imparandone i segreti».

E certamente se c’è qualcuno che conosce i benefici dell’imparare le complesse strategie di attacco e di difesa necessarie a conquistare la scacchiera, quel qualcuno è Garri Kasparov. Considerato un prodigioso giocatore già a sei anni, conquistò il titolo di campione del mondo a soli 22 anni contro i leggendario avversario Anatolij Karpov.
A credere come lui nel progetto il bulgaro Slavi Binev. «Questa dichiarazione rappresenta un’importante vittoria per tutta l’Europa -dice Binev -. Anche perché prova che una buona causa non conosce frontiere e in questo caso l’introduzione dello studio degli scacchi nelle scuole è un bene per i nostri ragazzi e dunque per il nostro futuro».

Nella dichiarazione, firmata anche dall’europarlamentare Pdl Mario Mauro, si ricorda come all’Unione spetti il compito di promuovere anche lo sport. Si fa notare come «il gioco degli scacchi è accessibile ai ragazzi di ogni gruppo sociale» e dunque può contribuire «alla coesione sociale e a conseguire obiettivi strategici quali l’integrazione sociale, la lotta contro la discriminazione, la riduzione del tasso di criminalità e persino la lotta contro le varie dipendenze». Ma non ci sono soltanto motivazioni sociali a sostegno dello studio degli scacchi.

Indipendentemente dall’età dei ragazzi, prosegue la dichiarazione, «il gioco degli scacchi può migliorarne la concentrazione, la pazienza e la perseveranza e può svilupparne il senso di creatività, l’intuito e la memoria oltre alle capacità analitiche e decisionali, considerando che gli scacchi

insegnano inoltre determinazione, motivazione e spirito sportivo». La dichiarazione si chiude invitando la Commissione «a garantire un finanziamento adeguato» per realizzare il programma “Scacchi a scuola” a partire dal 2012.

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