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L’Evita che somiglia a Hillary ha già in pugno l’Argentina

Bella, vanitosa, intelligentissima, la Kirchner, secondo tutti i sondaggi, succederà al marito alla guida del Paese. Merito di un carattere di fuoco. E di un piccolo miracolo economico

L’Evita che somiglia a Hillary ha già in pugno l’Argentina

L’ultima sbandata l’ha presa un paio di settimane fa sull’aereo che la portava a Santa Fe per un comizio. Appena toccata la pista di atterraggio è scoppiato un pneumatico, il velivolo ha cominciato a sbandare, l’asfalto si è riempito di scintille. Lei si è aggiustata quell’attimo i capelli, ritoccato le labbra, fissato gli orecchini e ha fatto scendere il suo sorriso dalla scaletta come se niente fosse. Cristina Fernandez de Kirchner, è fatta così. Cuore caldo ma sangue freddo.

Vanitosa del resto lo è sempre stata. Dicono che controlli personalmente le foto che escono sui giornali, e guai se non le piacciono, che non abbia mai messo per più di due volte lo stesso vestito, che indossi jeans alle cerimonie ufficiali e pellicce di visone in visita alle baraccopoli. Così solo per il gusto di godersi gli occhi di chi la guarda. E domenica di sicuro ce li avrà tutti addosso. «Cfk», adora farsi chiamare con l'acronimo, prenderà possesso della Casa Rosada con quell'aria compiaciuta e saccente che l'ha resa amata e odiata dagli argentini e sarà la prima donna a entrarci a furor di popolo. Prima di lei solo Isabelita Perón, terza moglie di Juan Domingo, infilò quella porta ma solo per succedere al marito dopo la morte. Ma furono due anni di tormenti che la dittatura rovesciò.

I sondaggi non danno speranze ai suoi avversari. L’ultimo accredita la Primera Dama del 47% dei voti contro il 16% della radicale di sinistra Elisa Carrió e l’11,1% dell'ex ministro dell'economia Roberto Lavagna. Numeri che da soli valgono la vittoria al primo turno. Quasi tutti i giovani la voteranno, persino Maradona gioca con lei: «È ora che un Paese machista come il nostro sia governato da una donna». Succederà al marito Nestor, che lei nell’intimità chiama Kirchner, per cognome, e gli argentini «il pinguino» per le sue origini made in Patagonia. Che alla moglie ha portato in dote un’Argentina salvata dalla bancarotta e con un Pil che da quattro anni cresce del 9 per cento all’anno. Quanto basta per vincere a mani basse.

Nestor e Cristina. Li hanno paragonati ai re cattolici della Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, uniti ma ognuno forte della propria forza, dicono che lei altro non sia che il modo più glamour che ha Nestor ha per succedere a se stesso, ma la verità è che lei è sempre stata più brillante di lui. Avvocato, due figli, è in politica da venti dei suoi 54 anni ed era già senatrice quando lui diventò presidente. Senza contare che le compravendite edilizie in Patagonia che li hanno resi ricchi sono figlie del suo intuito imprenditoriale.

Di certo Cristina un tipo facile non è. Da quando, ragazzina, entrò nella resistenza peronista vicina ai gruppi armati Montoneros e dopo il golpe militare divise il carcere e la fuga con il suo fidanzatino Nestor. Per questo con i torturatori della dittatura argentina ha un conto aperto da anni: ha preteso e ottenuto l’abolizione dell’impunità per i militari, ora per la prima volta sono tutti sotto processo per crimini contro l’umanità. Le piace muoversi e parlare come Evita Peron ma le somiglianze finiscono qui. Cita spesso la regina dei descamisados «ma non voglio essere identificata né con Hillary Clinton, né con Evita Perón, né con nessun altro: non c’è cosa migliore che assomigliare a se stessi». Con Hillary però è amica. Si vedono spesso, si scambiano consigli, con grande piacere reciproco gongola «Cfk». Ma anche Nancy Pelosi, Angela Merkel, Michelle Bachelet fanno parte del giro. Newsweek l’ha definita «la versione giovane e latina di Hillary», ma è un Hillary che piace anche a Bush: «Lei è la senatrice più bella del mondo» le ha sorriso galante al primo incontro. Noticias, settimanale di opposizione, ha messo invece in giro la voce che sia in cura da uno psichiatra per ciclotimia, depressione che si alterna a eccitazione. Di sicuro per le elezioni qualcosa del suo carattere è cambiato: ha smussato qualche spigolo, ammorbidito qualche durezza. Meno distacco con i fan, una volta arrivava in elicottero ai comizi, parlava e chi s’è visto s’è visto, trucco più leggero e abiti meno sgargianti. E all’emittente radiofonica La Red che le chiedeva se anche «le presidenti piangono» lei ruffiana ha confessato «solo quando nessuno le vede... ».

Predica lotta alla corruzione e alla povertà. Ma ha speso 130 milioni di pesos pubblici, 28 milioni di euro, tra aerei di Stato, hotel, spostamenti e pubblicità. E se nel suo sito spicca a caratteri cubitali «La giustizia sociale è una ragione di vita», avrà guerre da combattere: la criminalità è diventata ingestibile, il consumo di droga è cresciuto del 500 per cento in tre anni, la paura di una nuova recessione non ha abbandonato l’Argentina. «Ma io mi sento perfettamente in grado di assumere questa responsabilità, da sola e con le mie forze» dice. Con o senza Nestor. Come un vero uomo. Perché sia chiaro: «È il presidente che è sposato con me non io con lui...

».

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