«L’ho abbattuto io»

Un giorno d’estate, il 31 luglio 1944. Siamo già al quinto anno di guerra e la Germania è alle corde. Di lì a due settimane gli Alleati sarebbero sbarcati sulle coste della Provenza. Horst Rippert, pilota della Luftwaffe, ha 24 anni, una serie di azioni di volo vittoriose alle spalle ed è ormai uno dei pochi aviatori tedeschi ancora presenti nel Sud-Est della Francia. Verso mezzogiorno riceve l’ordine di decollare con il suo Messerschmitt dalla base di Les Milles: i radar tedeschi hanno individuato un aereo nemico ad alta quota.
Due ore prima un altro pilota è decollato dalla base militare francese di Borgo, in Corsica, in direzione di Lione con un Lockheed P-38 Lightning. Ha 44 anni, una lunghissima esperienza di volo alle spalle e in quell’estate è alla sua quinta missione di ricognizione fra la Corsica e le coste francesi.
Si incrociano così i destini di Antoine de Saint-Exupéry e di un suo giovane lettore, un ragazzo che negli anni del liceo si è divorato i libri dello scrittore francese, da Vol de nuit a Terre des hommes. Tra Les Milles e Hyères, il pilota tedesco non incontra nessuno, ma quando vira su Tolone per rientrare alla base, ecco il nemico. Horst lo insegue, gli è sopra: «Amico - pensa - o sgombri il campo in fretta o sono obbligato a farti secco». Piomba sul Lightning e spara, mirando alle ali. La cavalleria che vige nell’aviazione gli impone di consentire al nemico di paracadutarsi. Ma il ricognitore colpito precipita senza che il pilota salti dall’aereo. Le acque blu inghiottono per sempre l’uomo che, con le sue descrizioni dei cieli e dei sentimenti che animano gli aviatori, ha spinto Rippert a diventare aviatore lui stesso.
Dopo quattro anni di indagini iniziate nel 2004, due francesi, il sommozzatore Luc Varnell e il giornalista Jacques Pradel, hanno finalmente svelato il mistero della scomparsa di Saint-Exupéry, quel mistero che neppure il ritrovamento del suo aereo - individuato il 7 aprile 2004 al largo dell’Île de Riou - era riuscito a sciogliere. Come era caduto lo scrittore-aviatore? Chi lo aveva abbattuto? Ora Varnell e Pradel lo sanno e la loro verità è raccontata nel libro Saint-Exupéry, l’ultimo segreto, in uscita in Francia la prossima settimana.
L’inchiesta è stata lunghissima e difficoltosa, a partire dall’esame dei rottami dell’aereo ritrovato da Varnell, accanto ai quali era stato anche rinvenuto un motore V12, lo stesso tipo di motore del Lightning dello scrittore, solo che in realtà il motore apparteneva a un Messerschmitt. Si pensò quindi che Saint-Exupéry fosse caduto per una collisione con un aereo tedesco. Il motore venne inviato in Germania per l’identificazione, di cui si incaricò Lino von Gartzen, il fondatore di un’associazione che si occupa di ricerche degli aerei scomparsi durante il conflitto mondiale. Altri mesi di indagini portarono alla certezza che quel motore apparteneva a un altro aviatore tedesco, il principe Alexis von Bentheim-Steinfurt, abbattuto il 2 dicembre 1943. Attraverso il fratello minore del principe, von Gartzen rintracciò i piloti della Luftwaffe superstiti. Sono cinque in tutta la Germania. Quattro risposero di non essere stati mai nelle basi provenzali. Restava il quinto.
Von Gartzen telefonò, rispose una voce ancora forte e chiara, quella di Horst Rippert, 88 anni: «Potete smettere di cercare. Chi ha abbattuto Saint-Exupéry sono io. Ho saputo giorni dopo che l’aereo che avevo abbattuto probabilmente era quello di Saint-Exupéry, ma per anni, non per giorni, ho continuato a sperare che non fosse lui. Non poteva essere lui. Lui di cui conoscevo i libri a memoria. Non avrei mai tirato su quell’aereo, se solo l’avessi saputo».
Horst Rippert ha tenuto fino a quel momento per sé il suo segreto: 64 anni di silenzio. Finita la guerra, è diventato giornalista della Zdf, la seconda rete televisiva tedesca, occupandosi di sport. In questa veste ha fatto anche parte dell’organizzazione dei Giochi olimpici del 1972, quelli funestati dall’attacco terroristico palestinese.
«Credo che la mia carriera sarebbe stata stroncata, se si fosse saputo che cosa avevo fatto durante la guerra», dice oggi Rippert per giustificare il suo silenzio, anche se nulla in realtà poteva essere rimproverato a un pilota militare che combatteva per il suo Paese.
Una leggenda diventa così storia.

Ma resta l’alone di mistero e di predestinazione che da sempre circonda la fine dei grandi aviatori: Francesco Baracca abbattuto da un fantaccino austriaco il 19 giugno 1918, Manfred von Richthofen, il Barone rosso, abbattuto il 21 aprile 1918 dal caccia del capitano inglese Roy Brown e seppellito con gli onori militari, Amelia Earhart scomparsa nel Pacifico nel 1937 e mai più ritrovata, Italo Balbo, il trasvolatore atlantico, abbattuto per errore dalla nostra contraerea nel 1940. Il volo di notte che li attende tutti.

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