Non esistevano il telefono, i giornali, la radio e la televisione: cera la piazza e intorno alla piazza il mercato. Lì la gente si incontrava, faceva acquisti e intanto veniva a conoscenza dei fatti e dei problemi della propria città, si faceva unopinione, discuteva, litigava, stringeva accordi. In piazza nasce la democrazia dellOccidente, perché quello è il luogo in cui il popolo può esprimere i suoi pareri, può rappresentare le proprie richieste senza mediazioni, senza dover percorrere vie tortuose per essere ascoltato. In questo crocevia della vita pubblica, il politico, cioè luomo che si fa interprete delle esigenze dei concittadini, ha il suo ineludibile punto di riferimento, la propria legittimazione. Ha insegnato tutto ciò la storia della Grecia antica, madre della nostra civiltà. Cè una corrente filosofica a cui è legata la (...)
(...) mia formazione: si chiama fenomenologia. Il nome è complicato, ma la sua tesi è semplice: per capire le cose - nel significato, negli sviluppi - bisogna cercare di tornare alle loro origini. I politologi potranno discutere finché vogliono sul tipo di democrazia che esprime Berlusconi nel rivolgersi alla gente di un centro commerciale come Coin o Ikea. Comunque sia, la sua iniziativa ha qualcosa distintivo, immediato, fuori dalle convenzioni della comunicazione politica, che ha una caratteristica precisa, quella di ritornare allorigine, proprio allorigine della democrazia per ritrovarne il senso, per provare a liberarla da ritualità che hanno allontanato i cittadini dalla politica.
Dove si esprime oggi la democrazia? In quali sedi comunica il politico? Nel luogo cosiddetto istituzionale, cioè il Parlamento, nei giornali e alla televisione. Camera e Senato sono semideserti; i giornali hanno le proprie strategie di informazione e riportano, per ovvi motivi, una comunicazione ben circoscritta. Le trasmissioni televisive sono in mano ai conduttori che fanno il bello e il brutto tempo col politico intervistato. E ci sono anche i «caminetti» e le «terrazze» delle belle case dove si può parlare di politica.
Certo, da queste sedi non si prescinde, ma la democrazia è unaltra cosa, non può vivere in realtà lontane dalla gente, eventualmente presumendo di avvicinarsi ad essa con trasmissioni televisive che fanno un alto ascolto solo perché il politico di turno manda a quel paese, o peggio, il suo collega di un altro partito. La democrazia per vivere ha bisogno di passione, di entusiasmo, di cuore. Come alle sue origini.
Si ricorderà lorigine dellingresso di Fini nella vita politica nazionale con un ruolo importante e decisionale. Berlusconi sdoganò il «fascista» Fini con una chiacchierata tra la gente che frequentava un centro commerciale di Casalecchio di Reno. Per un certo periodo di tempo, in seguito a quella chiacchierata, Berlusconi venne chiamato da solerti politologi «il Cavaliere nero», e si incominciò, così, quella demonizzazione che avrebbe dovuto emarginarlo dalla politica. Quanto sia stata efficace e lungimirante quella demonizzazione si è incominciato a vederlo subito, un anno dopo, quando Berlusconi vinse le elezioni politiche.
Qualche giorno fa un giro e una chiacchierata allIkea, luogo amato dalla gente comune e detestato dagli architetti e dai designer snob. Adesso da Coin, centro commerciale frequentato dalla gente semplice e disertato da radical chic.
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