Economia

L’industriale che ha portato il «sole» in Borsa

Il gruppo Kerself, quotato a Piazza Affari, è tra i numeri uno nel settore degli impianti fotovoltaici

L’industriale che ha portato il «sole» in Borsa

A quarant’anni vende l'azienda che ha fondato nel campo degli utensili per il fai-da-te perché è stanco di dover combattere con la concorrenza cinese e poi perché vuole godersi la vita. Ma dopo pochi mesi di dolce far niente Pier Angelo Masselli, reggiano di Correggio e figlio di un elettricista, si ritrova vicino ad una profonda depressione con la paura di invecchiare e di diventare povero. E allora rifonda nel 1999 un’altra azienda, la Kerself, specializzata nel settore delle elettropompe. Per poi entrare alla grande nel 2005 nel mondo dell'energia alternativa, acquisendo varie aziende che producono impianti foltovoltaici. Fino a diventare leader del settore e a quotarsi in Borsa al mercato Expandi. Commenta: «Col sole e con l'acqua si fanno buoni affari ma oggi il 75% del nostro fatturato è dovuto al fotovoltaico».
Di corsa. Classe 1958, terzo di tre fratelli (Annalisa, responsabile prima dell'ufficio stampa del teatro di Reggio e poi dell'Arena di Verona; Roberto Pio, 1955, è invece negli impianti elettrici), Pier Angelo Masselli è un bel tipo. Ironico e sanguigno («Sono più veloce di Schumacher a mandare qualcuno a quel paese»), ha corso in macchina nelle Gt conquistando un bel po' di coppe che tiene in ufficio alle sue spalle, in ufficio ha anche una foto di Enzo Ferrari ma riconosce di essere «un ferrarista che guida le Porsche», ha una passione per le vetture da collezione definendosi comunque solo «custode» di quelle che ha, Ferrari e Porsche in prevalenza. Gli piace ricordare di essere andato da ragazzo «a morose» con Luciano Ligabue che abita ad un paio di chilometri in linea d'aria dal suo stabilimento, racconta di essere stato condannato due volte per comportamento antisindacale, fa presente che in una terra rossa come la provincia di Reggio Emilia ha avuto una nonna comunista, un nonno segretario di sezione del Psi nel 1921, la madre Ilva Santini figlia di fascisti e il padre uomo di chiesa al punto da averlo accompagnato fino all’età di 15 anni a messa tutte le mattine alle 7, sostiene di aver fatto l'obiettore di coscienza al tempo del servizio militare, di avere il diploma di infermiere, di avere studiato allo scientifico di Carpi ma di non essersi mai laureato in economia e commercio a Modena, anche se tutti lo chiamano ugualmente «dottore», in quanto aveva bisogno di lavorare. Il padre, un altro bel tipo che lo portava non solo in chiesa ma spesso anche nei musei e nelle mostre, un giorno gli fa: «O compro un quadro del Guido Reni o ti mantengo all'università». Preferendo poi l'acquisto del quadro.
Esordio. Così Pier Angelo Masselli (Angelo come papa Roncalli) inizia a lavorare come centralinista, guida anche i trattori nel periodo della vendemmia, si impiega presso la Cassa di Risparmio di Carpi. Finendo poi a Vicenza dove cercano un impiegato per l’ufficio commerciale e danno in uso anche la macchina. E, grazie proprio a quell'auto, lui accetta. In quell’azienda, che produce utensili per il fai-da-te, lui impara cosa vuol dire lavorare. Ed è un’esperienza positiva anche se turbolenta. Nel 1989, a trentun anni, si mette in proprio. E dopo avere visitato in lungo e in largo la Germania e avere scoperto una nicchia di mercato senza concorrenti o quasi, fonda con un socio, Uber Bigi, un’aziendina di nome Stark, che nella lingua di Goethe vuol dire robusto, affidabile, per produrre una piccola carrucola destinata alle case tedesche, per trasportare legna fino ai piani alti delle abitazioni. E poi comincia a produrre troncatrici e utensili per il fai-da-te. Un’attività che va bene grazie al marco che si rivaluta spesso sulla lira: nel 1998 il giro d’affari supera già i 27 miliardi delle vecchie lire. Ma quello è anche l’anno in cui Masselli decide di tirare i remi in barca cedendo la sua quota. Per poi ripensarci pochi mesi più tardi terrorizzato dall’idea di non fare nulla. Ed inizia nel 1999 l’avventura con la Kerself, un nome questa volta di fantasia. E scegliendo il settore delle elettropompe per l’acqua, piuttosto diffuso nelle province di Reggio e Modena. Inizia acquisendo l’Ircem, un ramo d'azienda del gruppo Jama con un fatturato di una decina di miliardi di lire. E poi si allarga con la Vega in modo da completare la gamma dei motori professionali. Quello delle pompe per la movimentazione dell'acqua per uso industriale e agricolo è un settore dove si guadagna ma dove, spiega Masselli, «il circolante è un problema, i tassi di crescita non sono veloci, ha bisogno di tanta manodopera e quindi prima o poi non si potrà più fare in Italia». Ad un certo punto apre così il capitale all'ingresso del Monte dei Paschi con il 20% e poi entra all’inizio del 2006 all’Expandi.
Opportunità. Ma Masselli, che ha l’occhio vispo, è sempre pronto a cogliere le opportunità. E ancor prima che si profilino anche qui da noi possibili benefici per chi opera nell’energia alternativa, acquisisce la Thermosolar di Formiggine, a due passi da Maranello, specializzata nei pannelli solari foltovoltaici e termici. È un settore con tassi di crescita a due cifre, un circolante molto basso e una bassa incidenza della manodopera. Masselli va così avanti con la velocità di un fulmine: nel giugno 2006 acquisisce la Helios Technology di Carmignano sul Brenta, quasi al confine tra Padova e Vicenza; fondata nel 1981, è una delle aziende pioniere in Europa nei sistemi foltovoltaici, ha esperienze anche a livello mondiale, è il principale produttore privato italiano con dieci megawatt di pannelli destinati a diventare quaranta a fine 2007 ed è guidata da Franco Traverso, un tecnico definito «un genio» del settore. Un anno più tardi Masselli acquista il 60% della Dea di Cori, in provincia di Latina, gestita da Luigi Sellaroli, con un fatturato di undici milioni di euro e in grado dal 1990 di produrre elementi per gli impianti produttivi di energia da fonti alternative. In questo modo, spiega Masselli, «possiamo avere una filiera completa». E con l'acquisizione a Novigrad, in Croazia, della Solaris, operativa nella produzione e vendita di componenti per impianti fotovoltaici, «abbiamo iniziato a dare una dimensione internazionale al gruppo». Tanto più che in Croazia la manodopera costa solo quattro euro e per quattro anni c’è un taxrate al 20%, garantito dallo Stato croato. Insomma, la Kerself si è data una nuova strategia: crescere all'estero, in particolare in Grecia e Spagna, e consolidare la leadership in Italia dopo l’arrivo di «Conto energia», i benefici di legge che coprono per vent’anni l'installazione degli impianti solari: i primi dodici sono pagati direttamente dallo Stato, gli altri otto indirettamente.
Export. Sposato, senza figli, appassionato anche lui di quadri, Pier Angelo Masselli è presidente e Ceo della Kerself, 230 dipendenti, fatturato 2006 di 54 milioni di euro destinati ad arrivare ad 85 nel 2007, export del 35%. E se il settore fotovoltaico rappresenta ormai il 75% del giro d'affari del gruppo Kerself, Masselli non perde comunque di vista il settore più tradizionale delle pompe per l’approvvigionamento idrico. Proprio di recente ha avviato una trattativa per l’acquisizione della quota di controllo di una società francese, la Usines de Rumaucourt, specializzata nella produzione e vendita di pompe idrauliche per il petrolifero, l’idropulizia, l’alimentare e l’agricolo. Per ora, insomma, Masselli è riuscito ad infilare in un cassetto la paura di fare il semplice pensionato.


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