L’ingegnere che inseguiva il Nobel

Candidato al premio Nobel per la Letteratura da quasi vent’anni, due volte premio Pulitzer, Norman Mailer è stato il «grande irregolare» della narrativa americana del secondo dopoguerra. Autore di un capolavoro come Il nudo e il morto e fondatore della rivista underground The Village Voice, ha segnato la storia della controcultura degli anni ’60. Nato nel 1923 a Long Branch, nel New Jersey, entrò ad Harvard nel ’39 e si laureò in Ingegneria aeronautica. Dopo aver partecipato alla Seconda guerra mondiale nel Pacifico, manifestò apertamente il proprio dissenso contro il maccarthismo e poi contro la guerra in Vietnam.

Le sue vicende private fecero la gioia delle cronache scandalistiche: bevitore di whisky e fumatore di marijuana, accoltellatore di una delle mogli (ne ebbe sei) e sfidante di un campione di pugilato. Finì persino in carcere, ma ormai la sua fama era affermata. E scandaloso è stato fino all’ultimo libro, The castle in the forest, pubblicato l’anno scorso, sul giovane Hitler.

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