L’Inter a Firenze teme la rabbia dei suoi ex goleador Mutu e Bobo

Mancini: «Quando si affronta la vecchia squadra si cerca sempre di dare il massimo». Ibra-Cruz coppia d’attacco

nostro inviato a Appiano Gentile

Roberto Mancini potrà anche passare per un permaloso con il quale è sempre meglio pesare le parole. Magari invece è uno che in questo calcio zerbinato evita le ipocrisie e quindi è a rischio perpetuo.
Ieri dopo un quarto d’ora circa di conferenza ha chiesto tregua: «Mi chiedo perché mi facciate sempre domande per scatenare polemiche. Ognuno può esprimere la propria opinione e dire quello che vuole. Ma io rispondo alle vostre domande e poi il giorno dopo nasce una polemica». L’argomento era Bobo Vieri, tema delicato. Ma prima era stato il turno di Vieira, Mutu, Ambrosini, addirittura i giorni dei suoi esordi sulla panchina viola: «Avevo fatto arrabbiare tutti e chissà per quale motivo. Sono convinto che se avessero chiesto a qualcuno le ragioni di tutto questo, non sarebbe stato in grado di rispondere».
Ad Appiano nel frattempo era arrivato il presidente Moratti per vedere l’ultima rifinitura prima della partenza per Firenze: «Contro una squadra che da anni sta lavorando su un gruppo di giovani e in proiezione darà fastidio a molti». Un modo gentile per spiegare che oggi la Fiorentina potrà anche battere l’Inter, ma non è una candidata, le avversarie sono altre: «Non so se potrà essere competitiva subito - ha precisato l’allenatore dell’Inter -, perché è molto faticoso giocare in campionato e in coppa».
Ma la partita più attesa di questa domenica arriva in un momento di estrema emotività per il grave lutto che ha colpito Cesare Prandelli. Ieri la società viola ha annullato la canonica conferenza stampa prepartita in segno di rispetto nei confronti del tecnico che oggi torna in panchina dopo le due assenze di Reggio Calabria e Atene. Squalificato Montolivo, infortunato Kroldrup, venti convocati con tre ex, Frey, Mutu e Bobone: «Vieri è andato via dall’Inter e fra noi ci sono state delle incomprensioni com’è normale succeda fra allenatore e giocatore - ha spiegato Mancini -, ma non così gravi da incrinare il nostro rapporto. Lui da nazionale? Quando scende in campo cerca sempre di dare qualcosa in più ma questo non è un mio problema. Mutu ha detto che giocherà un suo personalissimo derby? Tutti gli ex si sentono sempre di dare il massimo quando affrontano la loro vecchia squadra». Insomma un’altra serie di risposte banali di cui avrebbe fatto volentieri a meno.
Non quella su Patrick Vieira, il nervo scoperto: «Ormai mi sono disilluso. Speravo potesse recuperare nel giro di poche settimane invece ritengo che sia difficile vederlo per il derby. E poi è inutile mettere in campo uno che non è recuperato al cento per cento. Le cose vanno per le lunghe e non vorrei ricevere un’altra lettera. Combi? Cose nostre, cose intime».
Identico discorso per Marco Materazzi, convocato ma non ancora in grado di dare garanzie, giocherà probabilmente i suoi primi novanta minuti da titolare con il Torino il 9 dicembre, al massimo il 12 nella trasferta di Champions a Eindhoven: «E poi mi è difficile toccare un reparto che sta lavorando molto bene, qualcuno avrebbe bisogno di riposo ma ho anche Burdisso che sta molto bene fisicamente». Diverse le soluzioni, Chivu davanti ai quattro, o a sinistra con Maxwell davanti. In mezzo Cambiasso inamovibile, ma Jimenez potrebbe fare il vertice alto del rombo: «Perché Stankovic era fra i più affaticati dopo la gara di Champions». Davanti Ibra con Cruz: «Suazo sta bene, come Crespo ma lui aveva dei problemi anche prima di partire per la nazionale, in questi ultimi cinque giorni ha lavorato bene ma Cruz è in un momento di forma ottimo. Con la Fiorentina serve una grande prova, ci aspetta un periodo difficile, oggi è un test delicato».

Partite a raffica fino al 23, giorno del derby. Cosa c’entrava Ambrosini? Semplice, è stato deferito per lo striscione anti-Inter di maggio: «Be’ - ha commentato Mancini -, un segnale positivo, almeno la giustizia sportiva resta più veloce di quella ordinaria».

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