RomaDe Lorenzo, lei è presidente della Federazione Favo che riunisce 500 associazioni di volontariato, quanto contano nella lotta contro il cancro?
«Il volontario è un punto di riferimento fisso per il malato. É accanto a lui in ospedale quando si opera, lo segue nelle terapie, lo assiste a domicilio fino al termine quando occorre. Lesperienza dei volontari è fondamentale: sono tutti ex malati, come me. Dunque conoscono le esigenze, i bisogni e le difficoltà di questa patologia perchè le hanno vissute direttamente. Ora che le associazioni si sono riunite in questa Federazione hanno più forza perchè possono parlare con una voce sola, rivendicando diritti e ottenendo quello che veramente necessita a chi è affetto da un tumore. Siamo riusciti a confrontarci direttamente con tutte le istituzioni interessate che ci hanno ascoltato perchè rappresentiamo oltre 2 milioni di malati».
Che cosa è cambiato nella vita quotidiana di un malato di cancro?
«Oggi ci si ammala di più ma si guarisce anche di più e si muore di meno. La cronicizzazione della malattia neoplastica evidenzia quindi nuovi bisogni. I malati vogliono tornare in fretta alla loro vita normale, al lavoro. E grazie alla legge Biagi abbiamo fatto un enorme passo avanti con il part-time reversibile. Abbiamo ottenuto anche il riconoscimento del diritto alla riabilitazione che prima era negato».
Che cosa chiedete ancora?
«Abbiamo subito evidenziato laspetto più preoccupante ed ingiusto: la disparità di trattamento a seconda della regione in cui ci si cura. Già nel 2009 avevamo denunciato come in Lombardia ad esempio fossero subito disponibili i farmaci approvati dallAifa mentre in altre Regioni si arrivava ad aspettare anche 2 anni.
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