Alessandro Zaccuri, classe 1963, ha scritto diversi saggi e romanzi. I suoi più recenti lavori sono Il signor figlio (Mondadori, 2007) e Infinita notte (Mondadori, 2009). Lanno scorso ha pubblicato il saggio In terra sconsacrata. Perché limmaginario è ancora cristiano (Bompiani).
«Da anni - spiega - ho preso labitudine di scrivere al mattino, e in particolare in un orario compreso fra le otto e le dieci. La ragione principale è che in quel momento della giornata sono tranquillo. I figli sono a scuola; mia moglie, insegnante, è fuori, il telefono suona raramente o per nulla».
Ragioni domestiche, quindi?
«Sì, e poi in fondo è lo stesso rituale di quando andavo a scuola anchio. Del resto, io non faccio in esclusiva lo scrittore. Faccio anche il giornalista. Dopo le dieci devo andare in redazione».
Ha mai provato a lavorare di sera?
«Non ho mai scritto tanto la sera. È un momento che, quando possibile, uso per leggere, guardare film o programmi televisivi. Forse riuscirei a mettere insieme qualcosa la sera molto tardi. Però preferisco usare un metodo che mi ha insegnato proprio la mia maestra elementare... ».
Sarebbe?
«Prima di addormentarmi, cerco di pensare a come proseguirò la mia storia il giorno dopo. Così come, quando studiavo appunto, ripassavo la sera, salvo svegliarmi la mattina dopo e ricordarmi tutto con rinnovata freschezza».
Se la sente di dare qualche consiglio di metodo?
«Riguardo alla concentrazione nella scrittura? Be, una cosa sì: non aprite quella posta. Intendo quella elettronica. Quando si lavora al computer, la tentazione è forte, e allora ci si distrae e si perde il filo. Io dalle otto alle dieci del mattino, quando scrivo, non mi collego neppure a Internet».
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