L’INTERVISTA DA EMPOLI

RomaGiuliano Da Empoli, studioso, editore, assessore al Comune di Firenze e uno degli animatori del manifesto di Rutelli e Dellai. Come mai siete solo undici?
«Una lista dei nomi all’inizio serve a chiarire l’identità. È importante che il progetto non sia stato solo l’iniziativa di fuoriusciti del Pd, rutelliani e teodem. L’idea è di marcare un’identità».
Qualche nome di parlamentare prima o poi spunterà?
«Non lo escludo. Per come la vedo io i passi successivi saranno veloci. Non siamo nati per battere un colpo oggi e un altro tra due mesi».
Colpi politici?
«Non è un’associazione culturale, è chiaro che si tratta di un’iniziativa politica».
Quindi avremo presto un nuovo gruppo parlamentare?
«La forma la vedremo. Questo è uno di quei percorsi che si sa come iniziano, ma non dove vanno a parare. Se dicessi che qualcuno di noi ha già tutto in testa direi una bugia».
Intanto non siete del Pd...
«Nel Pd era tutto scritto in partenza».
L’elezione di Bersani vi ha dato la spinta finale?
«È un serio gestore per un partito di quel tipo. Non sarebbe cambiato molto con l’elezione di un altro. Bersani rende più visibile il fallimento, ma non è lui a determinarlo».
Parlate di mancata vocazione maggioritaria del Pd, ma voi non siete per il proporzionale?
«Siamo per un sistema competitivo e bipolare. Ma temi come questo non saranno tra i primi che tratteremo».
Siete sicuri che ci sia spazio al centro?
«Gigantesco. Ci sono fasce della società che non sono rappresentate. Anche nel centrodestra ci sono segni di evoluzione. In alcune regioni, penso a Lombardia e Sicilia, lo scontro politico avviene tutto nel centrodestra. Il centrosinistra non tocca palla».
Quindi il ministro Giulio Tremonti è un vostro potenziale interlocutore?
«Più che Tremonti, chi si sente rappresentato da Tremonti. Dobbiamo essere competitivi con quell’elettorato».
Tutti quelli che hanno tentato di collocarsi al centro hanno fallito...
«A differenza di quei progetti, noi abbiamo voluto connotare il manifesto come laico».


E questo non vi impedirà di fare qualcosa con Casini?
«Siamo compatibili, ma credo che non sia questo il problema nell’immediato».
Nel futuro prossimo ci sono le elezioni regionali. Che farete?
«Tutte le scadenze politiche ci interessano».
Quindi?
«Diciamo che, se ci siamo posti il problema, non lo abbiamo risolto».

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