L’ippica per risollevarsi vuole un’Unire più umile

Ernesto Cazzaniga*

Da lunedì scorso si sono susseguite le audizioni dei rappresentanti delle categorie ippiche, come da programma del commissario Unire, Francesco Saverio Abate, coadiuvato dal segretario generale Franco Panzironi ed i subcommissari delegati al settore, Francesco Baldarelli per il trotto e Mario Masini per il galoppo. Nell’ambito di queste riunioni sono state affrontate le problematiche attuali, tra cui il deficit del settore, non da ora, ma da tempo scaduto a livelli non più tollerabili. Oltre alle ipotesi di ricerca dei mezzi di finanziamento che possano permettere una conferma del montepremi, con una riduzione limitata al 9%, anche per il secondo semestre sono stati ribaditi alcuni punti fermi: l’assoluta necessità di una riduzione del numero di corse e di conseguenza dei nati, in particolare nel settore trotto. Per il 2006 ed il 2007 l’Unire, al di fuori della percentuale del gioco, potrà contare su entrate certe di circa 36 milioni di euro (di cui 24 milioni per effetto della legge Masini e 12 milioni per la defiscalizzazione delle imposte). Noi allevatori del trotto abbiamo fatto presente la necessità di ottimizzazione di un vero calendario classico che possa dare un nuovo impulso ad un mercato ormai inesistente, non tanto e non solo per scarsità di mezzi, ma soprattutto per cattiva utilizzazione degli stessi.
Fatta chiarezza sulla situazione economica, rimane una buia situazione tecnica. Ancora una volta le categorie vengono sentite ma non hanno alcuna voce in capitolo sulle questioni tecniche. L’Unire marcia per la sua strada con decisioni impopolari. Vedi l’ultima: la chiusura del televideo sulle reti Mediaset che porterà soprattutto un danno economico di conoscenza e di immagine a tutto il settore e non un risparmio di poche migliaia di euro. E vedi ancora due punti “morti”: il premio aggiunto ridotto sulla prova di qualifica dei proprietari e la mancata ratifica dei componenti della Commissione tecnico centrale dello stud-book. Alcune importanti società di corse hanno chiuso i loro impianti, per la giornata di mercoledì 15, contravvenendo ad un preciso impegno convenzionale e dando un ulteriore colpo alle casse dell’Unire: se ne sentiva la mancanza! Andando avanti in questa maniera non solo non risolviamo nulla, ma continuiamo a farci del male da soli. Possibile che non ci si voglia rendere conto che stiamo vivendo la crisi più drammatica degli ultimi cinquanta anni e che con vecchie logiche, vecchi comportamenti non ne usciremo mai, se non con le ossa rotte tutti quanti. È illusorio credere che una categoria si possa salvare a scapito di altre, i sacrifici andranno a carico di tutti, speriamo in parti uguali e su una nuova realtà si cercherà di ricostruire un equilibrio che possa permettere al settore una vita tranquilla per almeno un certo periodo. Per aiutare a realizzare questo, dovremmo prima di tutto chiarire le cose sino in fondo. Noi allevatori abbiamo da diverso tempo fatto alcune (modeste) proposte concrete di riforma dell’Ente, sulle quali non abbiamo sentito nulla. Ci piacerebbe avere delle indicazioni su come la pensano altre categorie, anche se a questo proposito non si riesce più a capire chi rappresentano e a quale titolo parlano. C’è una grande confusione nel settore e l’Unire deve mettere ordine prima di tutto su chi sono gli interlocutori e chi sono i mestatori e quali regole debbano essere rispettate o adottarle se carenti o mancanti. È assolutamente necessario che le regole del gioco siano chiare per tutti, che la proliferazione di sigle di comodo debba essere in tutti modi contrastata dall’Unire e che le variegate rappresentanze siano veramente rappresentanze di interessi chiari e non confusi. Anche perché il ministro Alemanno ed il commissario Abate hanno ribadito: allevatori e proprietari, poi le altre categorie.


La piccola riforma di cui chiediamo all’Unire di farsi carico, potrebbe sembrare una cosa marginale, ma non lo è, se vogliamo veramente affrontare anche i problemi marginali, tralasciando per un momento i massimi sistemi, questa potrebbe essere la strada giusta ed il momento adatto
* Presidente Anact (Associazione nazionale allevatori cavallo trottatore)

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