L’ira dei giovani della Quercia: chi è indagato non si ricandidi

«Serve più ricambio e trasparenza» Tavella (Cgil): tante assunzioni clientelari

L’ira dei giovani della Quercia: chi è indagato non si ricandidi

nostro inviato a Salerno

Fratelli coltelli. Dalemiani contro Bassoliniani, il sindaco Ds contro il deputato Ds plurindagato perché l’ha scaricato insieme al consigliere Ds arrestato per camorra. La questione morale è ormai una questione di famiglia, a Salerno. Ma i panni sporchi da giorni si lavano in pubblico tanto che i 1.400 giovani delle 40 sezioni, allo sbando e senza guida, elaborano un documento più drammatico che programmatico nel quale chiedono ai vertici, e indirettamente a Roma, di fare qualcosa, qualunque cosa: «Chi è indagato per reati gravi, per camorra o per associazione a delinquere, deve avere il buon senso di non partecipare alle elezioni». Il riferimento a fatti e persone non è puramente casuale. «Il partito si è svuotato di idee - spiegano i firmatari - è chiuso, caste, corporazioni, gerontocrazia come tutta la politica di oggi in Campania, gestita da sessantenni e settantenni». Riferimenti sempre più precisi a fatti e persone, come nel caso della presa di distanze dal sindaco De Biase: «Esprimiamo sostegno per i compagni coinvolti ma anche fiducia piena nella magistratura, chiediamo trasparenza, legalità, partecipazione, ricambio generazionale!». E così sia. Franco Tavella, esponente della Cgil, è sulla stessa linea: «La situazione è drammatica. Non se ne esce affidando alla magistratura la soluzione dei problemi. Occorre ripristinare un dialogo tra politica e cittadini, c’è bisogno di una rinnovata etica della responsabilità pubblica e una maggiore trasparenza negli atti pubblici. Fra i tanti problemi, ad esempio, va denunciato quello delle assunzioni clientelari pilotate in alcune società miste: non è assolutamente condivisibile, soprattutto per la sinistra, una pratica nominativa in società con capitale a maggioranza pubblica». E che dire di Franco Mari, comunista di Rifondazione, l'ex assessore al lavoro noto per aver rilasciato alla battagliera tv locale Telecolore un’intervista (la cassetta è stata sequestrata dalla Procura) dove parlava di imprenditori «costretti a passare per gli uffici di importanti politici oltre che per le forche caudine della camorra». Al Giornale conferma e rilancia: «Il riferimento è a un dubbio sistema di occupazione del potere da parte di una classe politica finita pesantemente nel mirino della magistratura. Ma dico di più; anche se le inchieste dovessero finire nel nulla, il problema di come si fa politica a Salerno resta. Da uomo di sinistra, vivo tutto questo con un dolore enorme».
Ugo Carpinelli, consigliere regionale Ds, spara nel mucchio posizionandosi però dall’altra parte della barricata. «Sono uno che ha avuto a che fare spesso con la magistratura, e devo dire grazie ai miei compagni di partito che per farmi fuori ricorrono a esposti e a denunce. Quest’ultima indagine, forse qualcuno fa finta di non ricordarlo, nasce proprio all’interno dei Ds. Fu l’allora segretario generale della Cgil salernitana, Morrone, intimo amico di Bassolino, a dare il là alle danze. Noi Ds ora siamo uniti da un odio fraterno, eppure le dico che le guerre intestine sono una fetenzia... Ogni regola è saltata per colpa dell’area acida, massimalista, giustizialista, vogliamo dire Bassoliniana? E diciamo pure Bassoliniana».

Chiude Franz Cittadino, esponente di sinistra del noto «Comitato salute e ambiente»: «Quando l’etica e il governo della politica viene soppiantata dai carabinieri, significa che la democrazia è a rischio. E noi, qui a Salerno, siamo in pericolo».

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