L’Iran minaccia: il 12 ottobre «risposta definitiva» a Israele

«Il piano d’attacco è pronto, i nostri aerei sono già puntati contro lo Stato ebraico»

da Teheran

Se Israele attaccherà l’Iran, le forze armate di Teheran hanno già pronti piani di attacco di rappresaglia contro lo Stato ebraico. Lo ha dichiarato il comandante dell’aeronautica iraniana citato dall’agenzia Fars.
L’Iran ha minacciato una «risposta definitiva» - verosimilmente militare - a Israele e ai suoi amici, in occasione della Giornata di Gerusalemme, che le autorità della Repubblica islamica celebreranno il prossimo 12 ottobre. A formulare la minaccia è stato ieri il portavoce del governo Gholam-Hossein Elham, nel corso di un incontro con la stampa a Teheran. Secondo il resoconto fornito dall’agenzia Irna, quella di Teheran sarebbe una risposta alla visita nella regione del segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice.
La Giornata di Gerusalemme (Al Quds in arabo) è stata istituita nel 1979 dall’ayatollah Khomeini e viene celebrata l’ultimo venerdì del mese sacro del Ramadan.
Ogni anno la celebrazione offre lo spunto ai governanti iraniani per evocare la distruzione di Israele, definita dalla Guida suprema, l’ayatollah Khamenei, «l’unico modo per risolvere tutti i problemi del Medio Oriente».
«Abbiamo un piano che prevede, nel caso di un eventuale attacco di pazzia» del governo israeliano, «che i cacciabombardieri iraniani colpiscano per rappresaglia il territorio israeliano», ha detto il vice comandante dell’aeronautica, Mohammed Alavi. Gli aerei iraniani sono già puntati contro lo Stato ebraico, ha aggiunto. «La gittata dei nostri missili copre l’intero territorio di quel regime. Questo piano non è una vana minaccia, perché tutto quello che facciamo è basato su un programma. Israele dovrebbe togliersi dalla testa ogni follia».
«Israele non è in grado di lanciare nessun attacco aereo contro l’Iran, ma se il regime fosse così stupido dal farlo, abbiamo definito un piano per un attacco aereo contro il territorio di Israele come risposta», ha quindi dichiarato Alavi, che fa parte dell’apparato militare tradizionale, non dei guardiani della rivoluzione. Il ministro della Difesa iraniano, Mustafa Mohammed Najar, ha precisato, usando la stessa retorica degli Stati Uniti, che Teheran «mantiene aperte diverse opzioni per rispondere alle minacce... e a cui fare ricorso se necessario».
La Casa Bianca ha subito replicato alle dichiarazioni di Alavi: «Credo che questo tipo di commenti non aiutino, non siano costruttivi e sembrano quasi provocatori», ha affermato la portavoce di George W. Bush, Dana Perino, spiegando che «Isreale non vuole la guerra con i suoi vicini», e ha esortato la Repubblica islamica a bloccare le attività di arricchimento dell’uranio.
Israele, dal canto suo, prende «sul serio» le dichiarazioni del vice comandante dell’aeronautica iraniana, che ha parlato dell’esistenza di un piano per colpire Israele, nel caso in cui lo Stato ebraico attacchi Teheran.


«Sfortunatamente ascoltiamo troppo spesso dichiarazioni bellicose, estreme e detestabili dalla dirigenza iraniana», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Mark Regev, il quale ha sottolineato che lo Stato ebraico «prende queste minacce molto seriamente, così come fa la comunità internazionale».

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