L’Iran sospende il nucleare ma soltanto per due mesi

Gian Micalessin

Teheran ha quasi vinto la partita. Ha offerto di sospendere per due mesi l’arricchimento dell’uranio e in cambio ha ottenuto l’isolamento degli Stati Uniti facendo piazza pulita dell’asse Washington-Bruxelles. Da sabato la politica comune concordata negli ultimi tre anni da Europa e Stati Uniti per fronteggiare la sfida nucleare iraniana è roba da archivio. Il problema è cosa ci sia al suo posto. Javier Solana dopo due giornate di colloqui viennesi con il negoziatore iraniano Alì Larijani ripete di aver fatto passi avanti, di aver chiarito molti malintesi e di esser pronto a rincontrare l’interlocutore a metà di questa settimana.
La soddisfazione di Larijani è molto più comprensibile di quella del rappresentante della diplomazia europea. L’incontro, presentato come l’ultima possibilità per l’Iran di evitare le sanzioni s’è trasformato in un clamoroso ribaltone diplomatico. Un 8 settembre della diplomazia occidentale in cui Solana sembra un Badoglio redivivo. A Vienna Solana aveva, in teoria, due soli compiti. Doveva chiarire la risposta iraniana agli incentivi commerciali ed economici offerti dall’Europa in cambio di una sospensione delle attività nucleari e capire, una volta per tutte, se Teheran fosse pronta a bloccare l’arricchimento per riprendere la strada del negoziato. Solana è diventato, invece, l’emissario di quell’asse franco-italiano-spagnolo, deciso a rompere con la linea della fermezza di Washington, allentare il fantasma delle sanzioni e a riprendere i negoziati con Teheran pretendendo poco o nulla in cambio. Teheran l’ha capito e se ne avvantaggia. Mentre a Vienna Larijani sottilizza e traccheggia amabilmente a Teheran i portavoce del ministero degli Esteri ribadiscono la linea della più assoluta fermezza. «La sospensione dell’arricchimento è roba del passato. Non possiamo tornare indietro, vogliamo colloqui senza precondizioni». Ma Solana deve cercar una via per riavviare i negoziati senza perdere la faccia. Larijani gliel’ha già servita mettendo sul tavolo i due mesi di intervallo e ottenendo in cambio l’isolamento di Washington e un’insperata vittoria diplomatica.


L’addio dell’Europa e l’allineamento di Parigi con il blocco russo-cinese all’interno del Consiglio di sicurezza disinnescano definitivamente la minaccia delle sanzioni e regalano agli Stati Uniti il sapore amaro del tradimento e della sconfitta.

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