L’ombra del compagno Stalin sul corteo «pacifista» anti Usa

Come sono smemorati questi militanti del Carc («Comitato di appoggio alla resistenza per il comunismo»). Nei loro opuscoli, che sabato a Vicenza andavano a ruba, viene infatti proposta una teoria che fin dalla sua denominazione ufficiale – «marxismo-leninismo-maoismo» – risulta priva di ogni riferimento a Baffone. Eppure è proprio lui il vero creatore della grande fede pacifista che anche grazie a loro ha trovato la sua ultima gagliarda espressione nella manifestazione vicentina. Ragion per cui in questi giorni il compagno Koba deve sentirsi molto soddisfatto. A cinquantaquattro anni dalla sua morte può infatti constatare che la sinistra italiana continua allegramente a sventolare la stessa gloriosa bandiera che le aveva consegnato negli ultimi anni della sua vita.
La bandiera è ovviamente quella della pax antiamericana. Che è diventato da un pezzo il nòcciolo ideologico della sinistra europea. E che perciò potrebbe anche sembrare un parto originale delle menti dei suoi ultimi maestri. Ma che invece è appunto una vecchia trovata di Stalin. Anzi fu la sua ultima invenzione. Il grande trucco con cui, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, poté completare la costruzione del suo personaggio aggiungendo alle sembianze del piccolo padre del comunismo mondiale quelle del grande padre della Pace universale. Una trovata che trovò il suo principale strumento nel famoso movimento dei Partigiani della Pace, diretta emanazione dell’Internazionale Comunista. Note sono le imprese di quel movimento. Esso promosse una raffica di festival, convegni, conferenze, marce, cortei, dibattiti, mostre e simili, sventagliando un unico tema: la denuncia dello spirito guerrafondaio dell’imperialismo americano e la contestuale esaltazione dell’anima pacifista del comunismo russo e del suo capo. Poco contava, dunque, che proprio in quegli anni tutte le infamie del comunismo reale in tutto l’Est europeo (forche, gulag, massacri) fossero scaturite dalla sua testa. O che la presenza di sciami di agenti segreti e sicofanti a lui devoti nei settori più nevralgici e influenti della società americana (apparati statali e militari, centri della ricerca nucleare, mondo universitario, grande stampa, ambienti artistici e culturali, Hollywood e dintorni) non era affatto una fantasia del senatore Mc Carthy. A dispetto di ogni suo misfatto, il bersaglio di quel movimento erano sempre e soltanto i crimini dell’America. Da allora è passato più di mezzo secolo. Stalin è morto. L’Urss non c’è più. Il comunismo è un reperto archeologico. Il movimento dei partigiani della pace è diventato un piccolo paragrafo della storia della guerra fredda.

Ma il suo grande ideale – il pacifismo in salsa antiamericana – sopravvive intatto nel cuore della nuova sinistra europea.

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