L’omelia contro l’Inter scatena i fedeli

«Il Siena meritava il pareggio, quindi l'Inter ha rubato la partita». Parola di Dio, mica la solita noiosa disputa al bar sport fra tifosi delusi. Una sorta di riscatto per juventini con la piva, spinti all'inferno domenica sera dall'abbraccio mortale del diavolo rossonero. Quella Parola di Dio, pronunciata da un mite sacerdote di provincia, con tanto di paramenti sacri addosso nel bel mezzo dell'omelia domenicale ai suoi fedeli, ha riaperto uno squarcio di cielo bianconero. Un prete universalmente conosciuto, e stimato, per i suoi toni pacati, le sue parole sempre misurate. Un uomo di grande Fede in Dio. E di grande fede calcistica: non chiedetegli quale, non ve lo dirà mai. Ma proviamo a restringere il campo: o tifa Milan o è juventino. Non si scappa. Certamente non proprio nerazzurro…
Quel passaggio dell'omelia può sembrare blasfemo, non già per la brillante battuta venuta dal pulpito, ma per il fatto che a meno di un tiro di schioppo da quella chiesina, c'è un vero e proprio feudo nerazzurro, costruito attorno alla Villa Moratti di Imbersago.

Dove i più anziani del luogo parlano ancora dell'Inter del Mago HH e dell'indimenticato patron Angelo. Ricordano le feste con i giocatori, l'arrivo delle Mercedes nere con a bordo Mariolino Corso, Giacinto Facchetti, Luisito Suarez, il povero Armando Picchi. E via via tutti gli altri. (...)

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