«L’omertà mafiosa non c’entra quel branco protegge il violento»

Auto bruciate, agenti e fotografi aggrediti, omertà diffusa. È così che il quartiere milanese teatro dell’aggressione al tassista ha reagito, nel tentativo di proteggere l’aggressore.
Il giorno del drammatico pestaggio ha sorpreso tutti l’esplosione di violenza indirizzata verso un uomo incolpevole, o colpevole solo di essersi fermato a prestare soccorso a un cane sfuggito ai padroni e investito con l’auto. Oggi colpisce la reazione di amici e vicini, che difendono il violento, che si trova a San Vittore, fino ad aggredire i testimoni: «La sensazione - commenta il sociologo Ernesto Savona, docente di Criminologia della Cattolica - è che siamo in presenza di legami di appartenenza molto solidi. Insomma è la legge del branco».
Un branco che non ha niente a che fare con il comportamento di chi copre gli appartenenti alla criminalità organizzata, in alcune aree del Pese. Qui siamo in presenza piuttosto di altre dinamiche: «Non centra l’omertà mafiosa - conferma il professore - questo fatto piuttosto mi fa pensare ai fenomeni di bullismo. Il quartiere, quel quartiere così particolare (siamo nei pressi dello Stadera, ndr) si muove come una classe. O come altri gruppi, basti pensare a quel che accade nella società americana. Il branco si muove non a difesa del tassista aggredito ma a difesa del violento, perché è il violento che fa parte del branco. Accende una lampadina il fatto che quell’uomo avesse, come pare, dei precedenti. Ci dice che non siamo in presenza di una singola imprevedibile esplosione di violenza. Ci dice che il branco copre il violento perché probabilmente si tratta di un branco di violenti».
È poi di drammatica attualità il tema della violenza, una violenza esplosa in modo così feroce contro un uomo sostanzialmente incolpevole, da parte di uno sconosciuto. Un caso che a molti ha ricordato la terribile fine della giovane donna filippina uccisa a pugni e calci in viale Abruzzi da un pugile ucraino. Ma il giudizio sul livello di aggressività esistente in città resta quello: «Non c’è un aumento del tasso di violenza - assicura Savona - Milano da questo punto di vista resta una realtà più favorevole rispetto ad altre, e penso al Sudamerica. Il problema resta la percezione dei fatti violenti, che i media avvicinano nello spazio e nel tempo, dandoci l’impressione di essere sull’orlo di un vulcano».


Quanto alla ricostruzione della vicenda, alle possibili difese, al fatto che le scuse del tassista ci siano state o meno, questo cambia poco: «Che le scuse ci siano state, che siano state spontanee o piuttosto che quell’uomo volesse ottenerle in qualche modo cambia poco - riflette il professore - quel tipo di reazione non sarebbe giustificata neanche nel caso in cui, al posto del cane, ci fosse stato un bambino o quel che di più caro possiamo avere».

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