L’opposizione Tifare Gianfranco? E dentro il Pd è tutti contro tutti

Roma Ma il Pd sta con Fini? E qual è la linea sulle riforme? Le aperture di Violante, lo scetticismo di Bersani, le chiusure di Rosy Bindi o Franceschini?
Dopo giorni di confusione e messaggi contraddittori, il segretario del Pd ha convocato un «caminetto» di tutti i capicorrente per fare un po’ di chiarezza, e stabilire una linea comune. Più facile a dirsi che a farsi: per ora il risultato è che Bersani dice «sì alle riforme ma no alle chiacchiere», ribadendo il proprio scetticismo: «La maggioranza è ondivaga e non le vuole fare». E smentisce di fare alcun «tifo» per Fini: «Siamo solo spettatori dello scontro, ma lui ha sollevato problemi veri».

Nel summit, il segretario è stato criticato a destra (D’Alema e Marini lo hanno sollecitato a non restare «passivo» davanti alle proposte di riforme condivise) e a manca (Franceschini ha denunciato «l’assenza di un profilo riconoscibile della nostra opposizione», mentre Marino lamenta: «Manca una linea anche sulle cose concrete: che faremo quando arriverà in aula il testamento biologico?»). Per la consolazione di Bersani, comunque, nel Pd è divisa anche la minoranza, con gli ex rutelliani guidati da Gentiloni che accusano: Area democratica è diventata «l’ufficio collocamento degli ex Ppi».

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