L’ora dei seguaci di Leonardo

Com'era, artisticamente, la Lombardia di Ludovico il Moro prima che su di essa si abbattesse il genio di Leonardo da Vinci? Arretrata, feudale nella vita di corte, gotica nei dipinti e nelle costruzioni. Leonardo la rivoluzionò: dopo il suo passaggio, niente fu più come prima, e una nuova stagione - indelebile e immortale - si iscrisse nel suo segno.
«Leonardeschi» è il titolo della mostra che racconta tutto questo e il sottotitolo, «Da Foppa a Giampietrino: dipinti dall'Ermitage di San Pietroburgo e dai Musei civici di Pavia» (in cartellone a Pavia, Castello Visconteo, dal prossimo 20 marzo fino al 10 luglio) illustra un nucleo importantissimo di opere e racconta insieme un connubio russo-italiano di straordinario interesse.
Per la prima volta, infatti, dall'Ermitage di San Pietroburgo escono 22 dipinti lombardi, a lungo considerati di mano dello stesso Leonardo, che vanno a fare il paio con altrettanti quadri delle collezioni pavesi. Si tratta dunque di testimonianze di prim'ordine della pittura di questa regione nel periodo di massima fioritura del Rinascimento: la Sacra famiglia a Santa Caterina di Cesare da Sesto, la Flora di Francesco Melzi, la Maria Maddalena peninente di Giampietrino, il San Sebastiano di Luini: questi solo alcuni dei titoli che allineano allievi prediletti del maestro toscano e figure indiscutibili della pittura lombarda dell'epoca: a cominciare da Luini appunto, e poi Borgognone, il Sodoma e altri ancora.
Promossa dal Comune di Pavia, Musei civici di Pavia e Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia e dall'Associazione Pavia Città Internazionale dei Saperi, con la collaborazione della Fondazione Ermitage Italia e dell'Università di Pavia, l’esposizione fa altresì parte, per volontà del nostro governo e di quello di Mosca, degli eventi principali del 2011, anno di grandi passioni culturali dedicato a Italia-Russia.
A presentarla, ieri al circolo della Stampa di Milano, erano presenti Tatiana Kustodieva, conservatore dell'Ermitage; Susanna Zatti, direttore dei Civici Musei di Pavia; il presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia Aldo Poli e il vice sindaco e assessore alla Cultura del Comune Pavia Gian Marco Centinaio.
La mostra, che si avvale di un catalogo edito da Skira, fa giustizia della frettolosa definizione longhiana del Novecento, che vedeva nei leonardeschi soltanto dei «creatori di cadaveri galvanizzati», e racconta invece la straordinaria stagione in cui i seguaci del genio vinciano seppero sviluppare in modo dinamico l'arte lombarda, evitando la ripetizione stantia della tipologia e degli schemi leonardeschi e lavorando alla diffusione di una nuova arte in Italia.

Dall’esposizione emerge anche da un lato l'importanza che Pavia ebbe nella maturazione degli studi e delle riflessioni del Maestro e nella penetrazione dei suoi dettami artistici, e dall'altro il desiderio di approfondire, grazie alle importantissime collezioni russe eccezionalmente esposte in Italia, un aspetto affascinante e intrigante della storia artistica lombarda e del nostro Rinascimento.

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