La Divisione di Otorinolaringoiatria dell'Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, diretta da Fabio Beatrice, ha coordinato per la Regione Piemonte-Rete Oncologica del Piemonte e Valle d'Aosta uno studio sull'epidemiologia, diagnosi e trattamento dei carcinomi del naso e dei seni paranasali, con particolare attenzione al ruolo dell'angiogenesi sulla prognosi. La ricerca vede coinvolti 39 Servizi specialistici universitari ed ospedalieri distribuiti sul territorio regionale: tutte le divisioni maxillo-facciali, radioterapiche, oncologiche, nonché i maggiori centri di anatomia patologica della stessa Regione Piemonte, hanno partecipato alla raccolta dei dati ed al follow up. I tumori maligni del naso e dei seni paranasali, nonostante siano piuttosto rari rispetto all'insieme di tutte le neoplasie, rivestono particolare interesse in quanto possono avere un'origine professionale (lavoratori del legno, cuoio, industria, tessile), sono difficili da diagnosticare precocemente, richiedono trattamenti integrati complessi e costosi, hanno elevata mortalità, devastano il volto del paziente e ne compromettono la qualità di vita, incidendo anche sulla vista, la fonazione e la deglutizione. Dai dati del Registro tumori, del periodo 1983-1994, risulta che il Piemonte presenta un eccesso di mortalità per questi tumori rispetto alla media italiana, secondo solo alla Valle d'Aosta. Un tale trend di mortalità non poteva passare inosservato e lo studio regionale ha predisposto un monitoraggio: su 487 nuovi tumori del naso diagnosticati nel periodo 1996-2000, 430 erano attribuibili a cause professionali. Questi tumori vengono diagnosticati generalmente quando sono già in fase avanzata (stadio III e IV). La mortalità in questi stadi è assai elevata: circa il 50% dei pazienti al III stadio muore entro cinque anni. Lo studio riguarda una delle più grandi casistiche mondiali del settore, raccolta, studiata ed elaborata nell'ambito del progetto regionale Prior (Programma per la sorveglianza dei rischi occupazionali nella Regione Piemonte) . Tra il 1996 ed il 2004 sono stati reperiti 487 casi. 177 sono stati seguiti per un minimo di cinque anni. Su 92 sono stati effettuati test sperimentali per la valutazione e la comprensione dei meccanismi di angiogenesi e, per la prima volta, si è constatato che il tumore crea nuovi vasi che invadono i tessuti e favoriscono la crescita del tumore stesso e delle metastasi, anche a distanza.
Conoscere questa caratteristica è molto utile per orientare precocemente nuovi mezzi diagnostici e terapeutici anche con limpiego di fibre ottiche. E fondamentale lo stretto controllo delle popolazioni a rischio.gloriasj@unipr.it
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