L’Oscar italiano

Vince ancora il tricolore, nel 150esimo dell’unità d’Italia: il David di Donatello, infatti, ieri ha assegnato la bellezza di tredici candidature a Noi credevamo, l’interessante film sul Risorgimento firmato da Mario Martone. I vincitori verranno proclamati il sei maggio a Roma in una cerimonia presentata da Tullio Solenghi. Per il film di Martone, dalla polvere d’una distribuzione mortificante, targata Rai Cinema, all’altare dei cosiddetti Oscar italiani, giunge il risarcimento delle preferenze da parte della giuria designata. Va molto bene anche alla commedia, quest’anno, sicché non stupisce che segua di un’incollatura Benvenuti al Sud, l’esilarante commedia di Luca Miniero, che sotto lo scudo della distributrice Medusa ha portato a casa 10 candidature. Non ha mancato di sottolineare il buon andamento del prodotto «leggero» made in Italy Gian Luigi Rondi, che da patròn del prestigioso evento ha evidenziato - come da consolidato copione - l’inesistenza d’una «presunta rivalità» tra il Festival di Roma e quello di Venezia. Si sono fatti insistenti, negli ultimi tempi, i rumors circa la conclamata ostilità del neodesignato Ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan, nei confronti della kermesse capitolina. Ma le parole di Rondi, fin dai suoi inizi a capo del festival romano, hanno dissipato ogni nube (per adesso).
Nella scia della spensierata commedia corale, ha raccolto consensi pure Basilicata coast to coast (8 nomination), l’opera prima di Rocco Papaleo, nella categoria Miglior Film insieme ai film già citati ed a La nostra vita di Daniele Luchetti (8 candidature) e a Una vita tranquilla di Claudio Cupellini (4 candidature). Quale valutazione, a un primo sguardo? Vincerà veramente il migliore? Di base la risposta è sì, perché il pubblico sovrano è tornato a premiare i prodotti di qualità e, di converso, il David di Donatello quest’anno appare abbastanza equilibrato, nelle sue scelte preferenziali.
Passando alla categoria degli attori, si evidenzia un po’ l’effetto-rispecchiamento: Claudio Bisio, mattatore di Benvenuti al Sud, se la spartisce con l’Antonio Albanese di Qualunquemente, ma anche con l’onnipresente Elio Germano de La nostra vita (attualmente sugli schemi francesi, con esito positivo), mentre Vincio Marchioni (20 sigarette) e Kim Rossi Stuart (per Vallanzasca. Gli angeli del male) corrono al di là della spinta del prodotto promosso in sede di David di Donatello. E le signore? Anche qui, vale la teoria del doppione: Angela Finocchiaro e Isabella Ragonese vanno a ruota, rispettivamente, di Benvenuti al Sud e de La nostra vita, mentre Paola Cortellesi (Nessuno mi può giudicare), Sara Felberbaum (Il gioiellino) e Alba Rohrwacher (La solitudine dei numeri primi) si segnalano al di là della cinquina benedetta.


Come al solito, ma più del solito data la crisi economica non dominabile, quest’anno si sale sul carro dei vincitori al box-office, con un occhio particolarmente attento ai delicati equilibri produttivo-distributivi.

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