RomaAlla finestra, ma non neutrali. La scelta di non schierare lUdc alle Regionali non è un gioco a somma zero: facendo i conti significa favorire un po più il centrodestra rispetto al centrosinistra. Se poi ci saranno sviluppi e il partito centrista tornerà ad allearsi stabilmente con il Popolo delle libertà, è tutto da vedere. Le valutazioni da post «rimpatriata» dalle parti dellUdc sono tutte più che positive. Tra il leader Pier Ferdinando Casini e Silvio Berlusconi il dialogo è ripartito al primo colpo, nonostante due anni di stop durante i quali non sono mancate reciproche bastonate. Il disgelo non ha nemmeno creato la divisione di rito tra malpancisti ed entusiasti: tutto il vertice Udc la pensa più o meno alla stesso modo. I problemi semmai potrebbero arrivare dalle segreterie regionali.
Il premier non ha insistito sulle elezioni anche perché sa che Casini deve gestire la prossima fase, che non è delle più semplici: quella dei congressi regionali del partito, che decideranno le alleanze. La linea nazionale è quella sintetizzata dal segretario Lorenzo Cesa: «LUdc corre da sola», tranne alcune «eccezioni». Il problema ora è che tutti i responsabili locali del partito si sentono leccezione e cercano di scegliersi gli alleati autonomamente. Se da Roma arriverà il via libera ad alcune alleanze locali cè il rischio di un effetto domino: ogni segreteria regionale rivendicherà lo stesso trattamento e alcuni potrebbero decidere di andarsene.
E per questo ora si fa strada la tentazione di seguire il consiglio di Rocco Buttiglione. Stabilire che lUdc va da sola dappertutto. Prepararsi a una mini traversata del deserto a secco di poltrone e incarichi. Una scelta che, secondo il vicepresidente della Camera, sarà particolarmente apprezzata da quella parte di mondo cattolico che guarda allUdc, particolarmente incline alle scelte di testimonianza e al sacrificio. E in linea con il nuovo Dna del partito: sempre meno apparato e sempre più catalizzatore di un elettorato di opinione che non si riconosce nei due poli e premiano elettoralmente lUdc soprattutto quando non si schiera.
Per questo ieri tutti gli sforzi si sono concentrati nel far restare il partito in equilibrio tra i due poli. Smentite le trattative a livello locale con il Pd, come quelle per la presidenza del Piemonte, anche se è noto che lUdc appoggerebbe Chiamparino. Correzione di rotta anche a livello nazionale. Dopo il vertice più che positivo tra Berlusconi e Casini, è arrivato il via libera di Cesa a Pier Luigi Bersani, appena investito segretario del Pd. La sua disponibilità a dialogare sulle riforme istituzionali e sulla giustizia per il segretario Udc «segna la definitiva archiviazione di una idea barricadiera dellopposizione che non serve allItalia e agli italiani».
Ma allUdc sanno bene che il Pd difficilmente potrà fare le riforme con il Pdl. Soprattutto sulla giustizia. Tra il Popolo delle libertà e i centristi, invece, il dialogo sulla riforma è già avviato. E anche su altri temi si potrebbero aprire spiragli. Ad esempio sul quoziente familiare. Il calcolo dellimposizione fiscale che favorisce le famiglie numerose è nel Dna del partito cattolico ed è sempre stata una tentazione per il Pdl.
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