L’Udc tratta con tutti e La Russa la scarica: "No ai doppi forni"

Baruffi non molla Formigoni, ma il rutelliano Mattioli: "Contatti con noi per un simbolo unico". Zambetti: "Inaccettabili l'alleanza con Casini, ormai lì sono tutti di sinistra" 

Fuochi d’artificio tra Pdl, Lega e Udc. La separazione, dopo quindici anni di alleanza al Pirellone, non è indolore. In Lombardia il partito di Casini non vorrebbe abbandonare intese a cui è legato da tempo, e così anche Roberto Formigoni, interessato a non alienarsi preferenze tra i cattolici. Ma anche se la parola “fine” non è stata ancora scritta ufficialmente, le barricate del Pdl sono altissime. «Se Casini vuole fare accordi con la Lega al di sopra del Po, deve sapere che per lui non c’è spazio» tuona Umberto Bossi.
Non è da meno il coordinatore nazionale del Pdl, dopo un vertice milanese con Roberto Formigoni, Mariastella Gelmini, Mario Mantovani, Giancarlo Abelli e Guido Podestà. «Non c’è bisogno che il mio amico Bossi usi aut aut o decisioni drastiche: il Pdl è naturalmente contro la politica del doppio forno dell’Udc. Siamo noi in questo momento a non essere disponibili a un’alleanza nazionale con l’Udc». La Russa rimanda però la palla a Casini: «Dica Casini se è disponibile a stare insieme a noi in Lombardia, Piemonte e Liguria». Approfitta della situazione il Pd di Pierluigi Bersani: «La notizia è che l’Udc l’altra volta era con Formigoni, questa volta no». Piene schermaglie elettorali.
Il segretario regionale dell’Udc, Luigi Baruffi, tira un’altra stoccata al Carroccio: «È un aut aut inutile, la Lega è arrogante sopra e sotto il Po. Mi consola che in Lombardia, sbarrando la strada all’Udc, Bossi riuscirà finalmente a liberare un posto in giunta per qualche assessore in più vicino a lui». Ma Baruffi non chiude la partita: «Il nostro dialogo è aperto con i candidati presidenti, ma è fin troppo evidente la Lega preferisce un Formigoni in ostaggio». Insorge Domenico Zambetti, ex udc ormai stabilmente nelle file del Pdl: «Inaccettabile una politica di geometrie variabili e simpatie personali dei presidenti. L’attuale Udc arriva prevalentemente dalla sinistra, quelli che credevano nel centrodestra sono già passati nel Pdl insieme a me. E non farei questo dispetto alla Lega».
L’Udc gioca su più tavoli. E le trattative con le Api di Francesco Rutelli sono avanzate. Spiega il rutelliano Alberto Mattioli: «Si è aperto un confronto con l’Udc. L’ipotesi è di presentarci con un simbolo unico e una lista unica, come in Piemonte». Contatti esplorativi: «Manca ancora la conferma ufficiale che l’Udc definisca ufficialmente il rapporto con gli alleati e lasci il Pdl e la Lega». L’alleanza tra Api e Udc avrebbe già il suo candidato: il deputato dell’Udc, Savino Pezzotta. Ma è quasi inutile sottolineare che non sarà facile risolvere la questione del capolista, se cioè sarà Mattioli (come sembra probabile) o Baruffi.


La parola fine sulla modifica della legge elettorale sembra escludere definitivamente un accordo tra Pdl e Udc. Il listino resta a sedici, che rischiano di diventare otto in caso di vittoria troppo ampia, e i candidati sono già moltissimi. Insomma, ai partiti l’intesa con l’Udc non conviene.

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