L’Ue all’Italia: deficit sotto il 3% entro il 2012

RomaL’Italia ha tre anni per fare tornare il deficit nei limiti dei trattati europei. L’indicazione non arriva dall’Eurogruppo, iniziato ieri proprio per affrontare la riduzione delle perdite per i bilanci pubblici, ma dalla Commissione europea. Ieri le agenzie di stampa hanno anticipato le raccomandazioni Ue che dovrebbero essere approvate dall’esecutivo di Bruxelles domani. La Commissione conferma l’esistenza di un deficit eccessivo in Italia e chiede alle autorità di mettere fine al massimo entro il 2012 all’attuale situazione di disavanzo superiore al 3 per cento del Prodotto interno lordo.
Quello della commissione guidata da Joaquin Almunia è il secondo passo dopo la notifica di un mese fa. Ed è in linea con i piani di rientro del governo messi nero su bianco nella finanziaria e anche nella recente relazione previsionale che stima un rapporto deficit-Pil in progressivo calo, dal 5,3% di quest’anno al 5,0% del prossimo, per passare a 3,9% nel 2011, 2,7% nel 2012, anno entro il quale la commissione vuole che i conti escano dall’emergenza crisi. Sempre secondo la bozza, la data entro la quale l’Italia dovrà rispettare l’agenda delle misure taglia deficit e quindi attuare «misure fiscali» nel 2010. Francia e Germania hanno un anno in più per ritornare dentro il 3%, per loro il limite è fissato nel 2013. La Francia è il Paese che più si oppone a un rientro in tempi medi dai deficit eccessivi. L’Italia ha invece sempre detto che rispetterà la tabella di marcia.
Anche se le procedure per deficit eccessivo proseguono seguendo l’iter normale, è difficile che possano sfociare in sanzioni. Anche perché dei 27 Paesi dell’Unione, quelli che si trovano in una situazione di deficit eccessivo sono 20.
Il problema è generalizzato ed è al centro della riunione dell’Eurogruppo che si è tenuta ieri a Bruxelles e alla quale ha partecipato anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il presidente della Bce Jean-Claude Trichet. I rappresentanti dei Paesi dell’euro hanno studiato una «exit strategy», cioè dei tempi e delle modalità per ridurre i deficit pubblici. E per ritirare gli aiuti al settore bancario. Oggi toccherà ai 27 ministri del consiglio Ecofin.
E saranno proprio i ministri dell’economia Ue ad affrontare i nodi dei conti pubblici e le ripercussioni della crisi. Le finanze dei Paesi membri sono «fortemente deteriorate» a causa della crisi, che si è aggiunta a problemi strutturali come l’invecchiamento della popolazione. C’è una ripresa, ma è «fragile» anche perché manca il supporto delle banche. I contorni della ricetta Ecofin erano già chiari ieri. Serve una rapida riduzione dei deficit e dei debiti pubblici. Poi occorre aumentare il tasso di occupazione e riformare pensioni e welfare.
Tra le cose che potrebbero finire nel tavolo dei ministri Ue, la protesta della Confindustria europea.

Le aziende del Vecchio continente hanno puntato i riflettori sull’andamento dei tassi di cambio che «fa male all’industria della zona euro». E hanno messo in guardia dai rischi di una eccessiva regolamentazione dei mercati finanziari.

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