L’ultima capriola dell’ex prefetto: dopo Fi e Pd Serra va all’Udc

RomaSarà anche un «poliziotto senza pistola» come ebbe ad autodefinirsi in apposita autobiografia, ma Achille Serra la tessera permanente per spostarsi da un partito a una prefettura, dalla Digos ad un altro gruppo politico, dalla Criminalpol alla corte di Pierferdy Casini ce l’ha e se la tiene ben stretta. Potenza di certe amicizie, dicono. O magari - come sostengono alcuni maligni che non lo amano - di alcuni indiscreti raccolti tra varie sedi prefettizie e quella della questura milanese.
Fatto sta che Serra, eletto in Toscana in quota Pd dopo un passaggio in Forza Italia che gli sembrò infruttuoso, tanto da dimettersi nel ’98 dopo appena due anni di Montecitorio, ha coltivato a lungo buoni rapporti con l’Italia che contava. Già ai tempi della prima Repubblica, alla guida della Criminalpol (con cui si ridussero all’impotenza le bande Vallanzasca, Epaminonda e Turatello), si mostrò in buoni rapporti col Psi craxiano. Tanto che la leggenda vuole che fosse lui, su incarico dell’allora capo della polizia Parisi, a telefonare a Di Pietro per chiedergli cosa mai stesse succedendo a Milano in quel caldo ’93.
Tonino quel colloquio non dev’esserselo scordato, tant’è che sul suo blog, proprio a inizio anno, si ribellò alla decisione del Pd di candidare Emma Bonino a governatore del Lazio. «Achille Serra è l’uomo giusto!» tuonò, senza però riuscire a far cambiare idea agli alleati. Con la politica locale, del resto, a Serra non è andata troppo bene. Ambiva a fare il sindaco di Milano e non evitò screzi con Albertini. Fu da lì che avviò il suo addio dal partito di Berlusconi tornando a fare l’uomo delle istituzioni. Il caso volle che dopo brevi soggiorni ad Ancona e a Firenze dove lo spedì l’allora ministro Napolitano, nel 2003 fu nominato prefetto di Roma dove conobbe ed abbracciò Veltroni. Che conquistato dai suoi modi, lo volle poi senatore. Pochi quelli che non l’amano. A cominciare dagli inglesi che chiesero la sua testa nel 2007 vedendo le scene dei celerini che per suo ordine, allo stadio Olimpico (per Roma-Manchester United), manganellarono senza pietà decine e decine di incolpevoli tifosi dei Red Devils solo perché fuori dallo stadio c’era stato qualche tafferuglio. E meno male che a Londra non si riseppe che Serra era un membro del Roma Club palazzo Madama, sennò ne avrebbero chiesto l’estradizione.

Ora tocca a Casini arruolarlo sotto le sue insegne. Lui, Serra, sostiene di aver chiesto garanzie e di averle ottenute (Cuffaro è fuori, gli avrebbe giurato Pierferdy). Nulla si sa, invece, delle garanzie che l’ex-presidente della Camera potrebbe aver chiesto a lui.

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