L’ultima confessione di Ysl: «La mia vita d’inferno in un mondo di falsi amici»

Lo stilista morto a Parigi parlava poco e controvoglia. Gli sfoghi a fine carriera: dal suo amore per la moda all’odio per Tom Ford, l’uomo che prese il suo posto

«Ho conosciuto quei falsi amici che sono i tranquillanti e le droghe, la prigione della depressione e delle cliniche. Faccio parte di quella che Marcel Proust chiama: la magnifica e lamentosa famiglia dei nevrotici». Yves Saint-Laurent fece questa toccante dichiarazione nel dicembre 2001, quando diede l'annuncio del suo imminente ritiro dalle passerelle. Un mese dopo, il 22 gennaio 2002, ci fu l'ultima, indimenticabile sfilata dell'uomo che ha inventato il guardaroba della donna moderna, una specie di pifferaio magico capace di trascinare la più impeccabile eleganza femminile nella confusa complessità del mondo contemporaneo. «È la fine di un mondo, non la fine del mondo», disse Jean-Paul Gaultier. Il grande Yves all'epoca era solo andato in pensione a 65 anni, dopo una carriera durata poco meno di mezzo secolo.
Adesso la cerimonia degli addii è definitiva: le esequie del couturier sono fissate per le 10.30 di venerdì 6 giugno nella stessa chiesa di Parigi (l'eglise de Saint-Roch) dove ogni anno in ottobre Saint-Laurent e il suo storico socio, Pierre Bergé, facevano celebrare una Messa alla memoria di Edith Piaff. Anche lui come l'indimenticabile interprete de La vie en rose ha avuto una vita piena di successi e d'infelicità, un inferno autogestito. Nato il 1° agosto del 1936 a Orano in Algeria da una benestante famiglia francese (un suo antenato trascrisse il matrimonio tra Napoleone e Giuseppina, cosa per cui venne fatto barone), ad appena 17 anni vinse il primo premio ex aequo con Karl Lagerfeld in un concorso del Segretariato internazionale della lana. Due anni dopo si trasferì a Parigi dove l'allora direttore di Vogue Francia, Michel de Brunoff, lo presentò a Christian Dior. Fu lui stesso a indicarlo come unico degno successore della sua maestria e quando nel novembre del '57 all'improvviso morì d'infarto, il giovane Yves venne nominato direttore artistico della maison di Avenue Montaigne. In questa veste il 16 gennaio 1958 esordì sulle passerelle dell'alta moda francese suscitando perfino la curiosità di Oriana Fallaci che gli fece una lunga, indimenticabile intervista. «Credo di non aver mai tradito il ragazzo che mostrava i suoi schizzi a Monsieur Dior con il massimo della trepidazione» ci raccontò Saint-Laurent nel backstage di una sfilata dove gli chiedevamo come si fosse sentito quando al ritorno dal servizio militare trovò il suo posto occupato da un altro stilista, Marc Bohan. Per il timidissimo ragazzo di Orano fu un colpo terribile, ma poco dopo, nel 1961, fondò insieme con Pierre Bergé un'azienda che nel 1999 sarebbe stata comprata per un milione di dollari dal Gruppo Gucci. «Il suo lavoro è sempre stato d'ispirazione per me e per tutti» diceva infatti Tom Ford che è stato il vero deus ex machina della clamorosa operazione.
Nonostante la marea di soldi incassati i due soci non lo perdonarono mai. Saint-Laurent continuò a disegnare solo le collezioni di alta moda per un paio d'anni e pare soffrisse immensamente quando il bellissimo stilista texano faceva sfilare con il suo nome quelle del prêt-à-porter. «Mi aiuti, vivo un inferno» confessò a Bernard Arnault, presidente e fondatore del Gruppo LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy) senza accorgersi della presenza di un cameraman della televisione francese. L'imbarazzante fuori onda trasmesso da Antenne 2 convinse l'irascibile Bergé a gettare la spugna, ma nel dare l'annuncio dell'addio alle passerelle Saint-Laurent si prese una piccola rivincita. «Ho vissuto per questo mestiere - disse -: l'ho sempre amato e rispettato fino in fondo: la moda non è un'arte ma ha bisogno di un artista per esistere. Gli abiti sono sicuramente meno importanti di musica, architettura e pittura, ma erano ciò che sapevo fare e che ho fatto partecipando, forse, alle trasformazioni della mia epoca. Oggi non si lavora più solo per rendere le donne più belle, in molti soddisfano i fantasmi del loro ego attraverso la moda». Inventore di un metodo stilistico basato sul marketing prima che sulle emozioni, Tom Ford era servito. Al suo posto come direttore artistico della maison è stato nominato Stefano Pilati che invece ha ricevuto l'approvazione del maestro. I due si sono incontrati in gran segreto, mentre Bergé è stabilmente in prima fila alle sfilate del giovane designer milanese chiamato a sostituire una gloria di Francia.
Per elencare tutte le invenzioni di Saint-Laurent ci vorrebbe un'enciclopedia della moda moderna: lo smoking, la sahariana, il giaccone da marinaio, il trench e la gonna da gitana nelle sue mani sono diventati caposaldi del guardaroba femminile contemporaneo. Eppure nessun successo, nessun applauso per quanto planetario, è mai riuscito a penetrare quel profondo muro di disagio che c'era tra lui e il mondo. Circa un anno fa proprio durante le sfilate parigine ebbe un malore per strada e tutti pensarono all'ennesima ricaduta nelle dipendenze di cui è stato schiavo per tutta la vita. Invece erano i primi sintomi del tumore al cervello che l'ha ucciso.

La storia continua anche perché come dice Valérie Hermann, attuale presidente del marchio: «Yves Saint-Laurent ha lasciato un'immensa eredità su cui lavorare». Certo le donne sono rimaste sole davanti alle incognite estetiche del terzo millennio.

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