L’ultimo commosso saluto a Romano Mussolini

Daniele Petraroli

Un bigliettino e tre ciocche di capelli nella bara. «Una mia - ha raccontato l’eurodeputata Alessandra Mussolini con un filo di voce -, una di Elisabetta e una di Rachele». Se n’è andato così Romano Mussolini, l’ultimo dei cinque figli del duce ancora in vita. Un’esistenza discreta quella di Romano, jazzista di fama mondiale con un cognome ingombrante con cui fare i conti. «Non gli piaceva apparire - il ricordo della seconda moglie Carla Puccini, sposata 36 anni fa -. È sempre stato schivo. Non ho mai visto un artista così felice del successo dei suoi musicisti. Mandava sempre avanti gli altri».
Oggi alle dodici si terranno i funerali nella chiesa dei Santi Angeli Custodi in piazza Sempione, la sua parrocchia. Ieri pomeriggio, invece, all’ospedale «Sandro Pertini» la processione di chi gli ha voluto bene per dargli un ultimo saluto. Pochi saluti romani, una sola camicia nera. A rendere omaggio al figlio più giovane del duce solo gli amici e i parenti stretti. In prima fila Alessandra che racconta di quando ha potuto abbracciare il papà per l’ultima volta. «Sembra sia intervenuto il destino a unire la politica con gli affetti - le sue parole -. Ero già sull’aereo per Strasburgo quando mi ha chiamato il premier Berlusconi per un colloquio. Solo così sono riuscita a vedere mio padre ancora cosciente la mattina successiva al ricovero. Per capire quanto gli ero legata basti pensare che a mio figlio ho dato il suo nome». Accanto a lei, quasi ad aiutarla a sostenere il dolore, la madre Maria Scicolone, sorella di Sofia Loren e prima moglie di Mussolini, e la sorella Elisabetta. Poco più in là, invece, la sua seconda moglie Carla e la figlia più giovane, Rachele. «Era un papà davvero “sui generis” - ha spiegato proprio Rachele -. Quando andavo alle medie marinavo la scuola insieme a lui e non con le mie amiche».
A dispetto di un cognome ingombrante Romano Mussolini non ne ha mai approfittato per farsi conoscere. «Al contrario - ha proseguito Carla Puccini -. Di politica preferiva non parlarne proprio». Addirittura in qualche occasione quella parentela potrebbe aver nuociuto alla sua carriera. «Era un jazzista eccezionale - è il ricordo commosso di un suo amico musicista -. Che ha saputo imporsi anche se qualcuno storceva la bocca sentendo quel cognome». E proprio le sue doti artistiche (è stato anche un pittore molto apprezzato) sono state le più ricordate da chi ha voluto tributargli un ultimo omaggio. «Sono addolorato per la sua morte - è stato il commento del sindaco Veltroni - una personalità che ha contribuito, in anni lontani e difficili, a diffondere e rendere popolare in Italia la straordinaria forza artistica del jazz». Per il ministro per la Funzione pubblica Mario Baccini, «con Romano Mussolini scompare uno degli artisti italiani più prestigiosi ed eclettici». «Ha saputo farsi amare per la sua umanità e per la sua arte - ha commentato il ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno - ma anche per la dignità e la coerenza con cui ha saputo difendere la propria famiglia da attacchi e demonizzazioni». Per il ministro della Salute Francesco Storace la sua scomparsa «addolora una comunità che gli ha voluto bene».
«Una persona di una bontà unica - è il ricordo commosso del nipote Guido Mussolini -.

Durante i suoi concerti, poi, ricordava sempre come sia stato mio padre Vittorio ad avvicinarlo alla musica. Con lui scompare l’ultimo Mussolini». Oggi i funerali mentre nei prossimi giorni le sue ceneri saranno portate a Predappio dove riposerà nella cripta di famiglia vicino ai genitori, Rachele e Benito.

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