Chiara Campo
Neanche ieri ha fatto uno strappo alle abitudini. Mattiniero, come al solito. È andato alle urne alle 9 e dieci, ed è arrivato al seggio allestito nelle scuole di via Monviso, vicino a casa sua, da solo, in sella allimmancabile Vespa con cui lo si è visto scorrazzare spesso in giro per la città. E lavoratore, fino alla fine, impegnato in una riunione anche nellultimo giorno da sindaco, quello dello «sciogliete le righe». Ma niente «riposo». E dopo il primo exit-poll si è pensato che gli toccassero pure gli «straordinari», che la scadenza del suo «contratto» a Palazzo Marino fosse destinata ad allungarsi di 15 giorni, fin dopo il ballottaggio. Un destino che a lui era toccato 9 anni fa. Gabriele Albertini, limprenditore che accettò di scendere in campo come candidato sindaco solo dopo un lungo «corteggiamento» del Polo, il 27 marzo 2001 incassò più di 300mila voti, il 40,7 per cento del totale - «tre stadi Meazza tutti per me», come sintetizzò lui orgoglioso -, ma non abbastanza per vincere al primo turno le amministrative. Se la vide quindici giorni dopo col candidato dellUlivo Aldo Fumagalli, e uscì vittorioso dal ballottaggio con il 53,1% dei voti. Unansia evitata invece nel 2001, quando fece strike al primo turno e fu riconfermato sindaco con il consenso record di quasi mezzo milione di voti. Un «trofeo» che negli anni ha potuto sbandierare quando cera chi, nella coalizione, alzava un po troppo la voce.
Ieri mattina, Albertini è entrato alla scuola di via Monviso con in mano il casco e una borsa nera. Saluti e strette di mano alle persone che ha incontrato mentre si recava alla sua sezione, la 1361, poi è entrato in cabina elettorale e ci è rimasto per cinque minuti abbondanti. Alluscita è stato avvicinato da una rappresentante di lista dellUlivo. «Signor sindaco - gli ha detto -, non facciamo brogli». «Magari voi no..», la replica di Albertini. Della sua scheda, non ha fatto mistero: «Ho votato per Silvio Berlusconi - ha ammesso il sindaco -, il politico che stimo di più. Ho sempre detto che sono un berlusconiano di ferro, anche se non sono un iscritto. Mi sono reso conto dellintegrità morale della sua persona, la sua assoluta sagacia, intelligenza, capacità. Le sue qualità mi hanno colpito più ancora di quanto potessi immaginare prima, quando già lo si qualificava come una personalità unica nella storia del 900». Secondo Albertini, quelli come «DAlema, che non hanno preso neanche la laurea perché avevano già un lavoro nel partito, sono bravi a fare le assemblee e tutto ciò che ha a che vedere con il ruolo del potere. Al contrario, fare limprenditore al livello di Berlusconi, inventarsi una realtà di impresa così straordinaria con 40mila dipendenti e senza chiedere soldi allo Stato, e in più negli ultimi 12 anni essere il riferimento della politica nazionale, tutto questo è qualcosa di straordinario, di unico». Poi, ha concluso, «non ne possiamo più di questi stupidi intelligenti che pensano alla loro sedia, al loro ruolo, alla loro poltrona e non alla collettività e allinteresse della Nazione».
Un mini-comizio, prima di tornare a Palazzo Marino per la sua ultima riunione da sindaco. «Voglio proprio capire come è stato assegnato il servizio di telefonia del Comune», ha spiegato prima di ripartire a bordo dello scooter. È stata una commissione di lavoro sul progetto Campus 2, lintranet comunale in fibra ottica, a cui ha partecipato anche lassessore allInnovazione tecnologica Giancarlo Martella: «Albertini ha voluto lavorare fino allultimo - ha raccontato -. Era sereno, stasera potremmo non essere più qui, ci ha detto».
Il pomeriggio da quasi ex sindaco lo ha trascorso nel suo ufficio, con un occhio ai risultati elettorali e le numerose pratiche ancora da sbrigare. Gli scatoloni per il «trasloco» li aveva già chiusi tutti sabato pomeriggio, pronto a cedere la scrivania al suo successore. Intorno alle 20 ha fatto un salto al ricevimento organizzato allhotel Principe di Savoia in onore del direttore dorchestra Zubin Mehta, poi ha trascorso la serata a casa.
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