Lacrime, intercettazioni e sorrisi

I l pianto di Bettega. Il sorriso di Elkann. Fotogrammi in bianco e nero, nell’album di casa Juventus. A una giornata dal termine ecco la svolta: la proprietà parla, poche e precise parole, quasi una smentita di quelle che l’amministratore delegato Giraudo aveva pronunciato due giorni prima, sottolineando la compattezza del gruppo, l’unità del management. John Elkann ha offerto il suo sorriso che sembrava un ghigno mentre al piano di sopra dello stadio Delle Alpi il vicepresidente del club, Bettega appunto, rigava di lacrime il viso tirato mentre il pubblico applaudiva la squadra vittoriosa sul Palermo. Un sorriso per ribadire che prima si dovrà attendere lo scudetto ma nel frattempo la proprietà è vicina alla squadra e all’allenatore (voluto da Umberto Agnelli), poi verrà il momento di convocare i dirigenti per chiedere loro spiegazioni e chiarimenti. La Triade, sostantivo sgradevole come certi comportamenti e atteggiamenti della stessa, è a fine corsa. Lo sarebbe stata, tra un anno, per esaurito mandato, coronato dai risultati sportivi e dal consolidamento finanziario del club ereditato in condizioni disastrate. Ma quello che è accaduto e che ancora accadrà, la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, il coinvolgimento diretto di Moggi e Giraudo, non ha soluzioni diverse da quelle accennate ieri da John Elkann.
Del resto lo stesso nipote di Gianni Agnelli ha disegnato da tempo un nuovo organigramma societario ma ha preferito riporre nel cassetto il progetto che ha già portato all’ingresso nel cda di alcune nuove figure (Blanc e Sant’Albano) ma che potrebbe arrivare alla nomina di un altro personaggio, una specie di garante, carismatico, conoscitore del mondo calcistico, con una immagine positiva non soltanto presso il popolo juventino. Non è difficile disegnarne l’identikit. Di certo gli ultimi fuochi del nostro calcio stanno scaldando molte tifoserie e, finalmente, anche alcuni tra gli addetti ai lavori. Mancini ieri ha parlato di vergogna (ma anch’egli in passato figurava tra i tutelati dalla Gea), Prandelli ha proposto l’azzeramento di tutto il governo calcistico e delle moviole televisive, Spalletti ha accennato allo scenario inquietante, altri hanno scelto la strada della diplomazia in attesa di conoscere lo sviluppo dell’inchiesta. A parte lo striscione di solidarietà a Luciano Moggi, esposto nella curva Scirea (nella ristrutturazione dello stadio Delle Alpi sarà opportuno che il cognome del capitano juventino venga celebrato in siti meno delinquenziali), a parte le carezze o cortigianerie di circostanza, c’è ormai la sensazione forte che il vertice juventino sia stato ormai lasciato solo così come ha scelto di restare in solitudine, dentro la trincea del silenzio stampa, censurato dallo stesso presidente della Lega, amico dei dirigenti juventini ma uomo di comunicazione vera e non soltanto aziendale.

Ci vorrebbe a questo punto un beau geste, un atto di grande dignità da parte del vertice juventino. Sarebbe il trentesimo scudetto, sempre in attesa del ventinovesimo che resta ancora in equilibrio. L’estate sarà una stagione lunghissima.

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