Lagardère si difende: «L’ex premier De Villepin sapeva»

da Milano

Per la Borsa americana non sarà una settimana come le altre. Mentre gli analisti continuano a scandagliare il tema dei mutui immobiliari, nella speranza che Citigroup, Jp Morgan e Bank of America si uniscano a formare la ventilata task force anticrisi, Wall Street dovrà concedere un po’ di spazio anche ai ricordi.
Quando venerdì prossimo il tintinnio della campana segnerà la fine delle contrattazioni, saranno trascorsi venti anni da una delle peggiori débâcle del Dow Jones. Era il 19 ottobre 1987: Wall Street in un solo giorno crollò del 22,6 per cento. Il listino lasciò sul terreno 508 punti, imprimendo nella memoria di Manhattan l’immagine di quel black monday, di quel lunedì nero che in breve tempo avrebbe allungato la propria ombra su tutte le borse mondiali. La Federal Reserve, che da pochi mesi parlava con la voce di Alan Greenspan, promise tutto il supporto necessario ma resta il fatto che era andata peggio solo il 12 dicembre del 1914, quando il Dow Jones riaprì dopo mesi di sosta forzata dovuta alla Prima guerra mondiale con un ribasso del 24,4% per cento.
La crisi era stata anticipata da un periodo di grande nervosismo del mercato, con repentine accelerazioni e scivoloni delle quotazioni (in gergo «volatilità»). Un clima di incertezza per alcuni aspetti assimilabile a quello che, dopo lo scoppio dei subprime, sta aleggiando sulle Borse. Molto differente è però il contesto in cui tutto questo sta avvenendo, sia per il miglior funzionamento degli scambi assicurato dai progressi tecnologici sia perché nel 1987 la crisi non ebbe forti impatti sull’andamento dell’economia reale. Oggi invece, l’infezione contratta dal settore immobiliare rischia di allargarsi all’intero ciclo economico.


Questa la ragione che nelle scorse settimane ha portato Fed e Bce a iniettare miliardi di dollari sul mercato e che potrebbe vedere già oggi le maggiori banche americane costruire una rete di protezione comune contro il crollo dei titoli subprime. Così da favorire la rincorsa di fine anno in cui continuano a credere gli investitori. Ieri a dichiarare il proprio ottimismo sono stati i gestori interpellati dalla società di analisi Morningstar.

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