Caro Allegri, ha sentito l’ultima del Trap? Sostiene che lei gli somiglia molto: c’è da fidarsi?
«Questo bisogna chiederlo all’interessato. Io posso solo confessare in pubblico che quel giudizio mi lusinga: a oltre 70 anni mostrare l’entusiasmo che ha lui nel lavoro, è una qualità eccellente. Ho conosciuto, e bene, il Trap nei 4-5 mesi di permanenza a Cagliari: sono stati sufficienti per capire la pasta dell’uomo, ottima. Credo che la somiglianza, a leggere il suo giudizio, sia legata alla gestione delle persone, come si dice oggi alla gestione delle risorse umane».
Ma così finirà per passare anche lei per un difensivista: già l’attaccano per quel centrocampo pieno di medianacci...
«A scorrere le formazioni schierate dal Trap nella sua carriera strepitosa non mi pare che vi fossero 8 centrocampisti, io ricordo più di una punta in attacco, con l’aggiunta di un tornante. Per quel che mi riguarda l’etichetta non mi toglie il sonno: io provo a sfruttare al meglio le caratteristiche del mio gruppo».
D’accordo, ma con la storia dell’equilibrio ha fatto fuori Pirlo e promosso tre mediani a metà campo...
«Obiezione numero uno: Pirlo è partito per Torino per una questione contrattuale, non siamo stati noi a metterlo alla porta. Obiezione numero due: giocare con due punte, più Boateng, più Seedorf o Pirlo nei tre di centrocampo non mi pare uno schieramento da difensivista».
Tornando a casa dalla Baviera ha fatto il profeta: tra sei mesi qualcuno vi stupirà? A chi si riferiva, scusi?
«Abbiamo dei giovanotti in gamba con ampi margini di miglioramenti. Uno di questi è Taiwo che ha appena cominciato l’addestramento al calcio italiano, deve imparare la lingua e in particolare capire come si difende in Italia, la musica è molto diversa rispetto al campionato francese. Ma è dotato di veloce apprendimento».
Poi...
«Ho visto all’opera, in allenamento, El Shaarawy un solo giorno, è incappato in un acciacco al tendine ed è stato costretto a fermarsi. Credo sia molto dotato. Pensando ai prossimi 6 mesi ho pensato a Pato che è tornato molto motivato, col piglio giusto».
Condivide la polemica di De Laurentiis secondo cui i club impegnati in Champions avrebbero avuto diritto a un trattamento migliore nel calendario?
«In verità ho notato che chi è uscito peggio dal calendario è stato proprio il Milan e da noi non è venuta fuori una sola parola perché a questo punto o ci affidiamo al computer e al sorteggio oppure no. E poi penso alla mia esperienza dell’anno precedente: avevo avuto una partenza facile e ho messo insieme 5 punti in 4 partite. Mi tengo perciò quello che viene».
Ibra è partito come un fulmine: è vero che gli avete cambiato preparazione?
«L’anno scorso ha lavorato a Barcellona, questa volta abbiamo stilato un programma che prevede, per marzo-aprile, uno smalto diverso dal solito. Su una cosa bisogna però intendersi: da uno come Ibra, che si trascina dietro 100 chili e che affronta ogni allenamento come la finale mondiale, non si può attendere che stia al top 10 mesi l’anno. L’anno scorso ha patito il finale, di qui la nostra correzione di rotta».
Altra questione molto discussa: il metodo diverso nei confronti degli stranieri di ritorno dalla coppa America: l’Inter li ha lasciati a casa. È convinto della scelta giusta?
«L’ho spiegato anche agli interessati: forse chiederò loro qualche sacrificio, ma non è la fine del mondo. Faranno ferie "spezzate" ma alla fine saranno circa 40 i giorni di riposo. Il tutto nasce dal fatto che fin dal 6 agosto, vogliamo provare a fare bene il nostro lavoro: poi nel calcio si può vincere e perdere».
Gasperini, invece, ha respinto persino l’offerta di capitan Zanetti...
«Scelte loro».
Sui rigori siete un disastro: ha una spiegazione da dare?
«Qui bisogna migliorare, impegnarsi, metterci la testa e non solo. Qualche errore ha anche una sua spiegazione: Ibra era riuscito, Robinho non c’era».
A proposito di Robinho: farete qualcosa per migliorare la sua mira?
«Un giorno, con un po’ di tempo a disposizione, vorrei mettermi a tavolino e fare la contabilità dei gol sbagliati dai miei: scoprirò cifre interessanti. Robinho è partito male, sciupando gol a Bari e Amsterdam: da quel momento si è ritrovato con l’etichetta di mangia-gol».
Su Cassano si è scatenata la guerra della bilancia...
«Guardi, gli ho parlato prima di Monaco e gli ho detto come la penso: io e il Milan abbiamo bisogno di lui. Certo: con Ibra, Pato, Robinho, la concorrenza è spietata. Ma su come si allena nessun rilievo da muovere».
È vero che lei è uno dei pochi a conoscere l’identità di mister X?
«Guardi che Galliani è capace di nascondere le sue mosse anche a me. Io non mi aspetto grandi sorprese, è sufficiente che ci siano, nel gruppo, le stesse feroci motivazioni di un anno prima. Dobbiamo ripartire dallo scudetto».
Condivide chi teorizza l’impoverimento del calcio italiano a causa della partenza di Pastore?
«Il punto è economico e non tecnico. Il calcio italiano non può permettersi affari da 50-60 milioni di euro».
È aumentata la concorrenza per lo scudetto?
«La Lazio ha puntellato una squadra arrivata quarta, il Napoli ha tenuto tutti e rinforzato l’organico, la Juve sta schierando i suoi pezzi da novanta, l’Inter non ha ceduto nessuno, anzi ha reclutato qualche giovane interessante, la Roma è molto attraente, persino il Genoa sta facendo un ottimo lavoro sul mercato. Qui la concorrenza si moltiplica».
Come va con il presidente Berlusconi?
«L’ho sentito al telefono la settimana scorsa, non era un bel momento per via della nota vicenda Mondadori eppure l’ho sentito molto coinvolto, anzi dispiaciuto per non essere riuscito a farci visita a Milanello.
Se Pirlo alla Juve dovesse giocare alla grande, non ci sarebbero grane per lei?
«Di sicuro farà bene, questo è il mio pronostico. Ma ve lo garantisco: non sarà una spina nel mio fianco».
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