La festa è durata tutta la notte, mercoledì al Laurentino 38. Labbattimento dellXI ponte, dopo anni di degrado, è stato vissuto dagli abitanti della zona come linizio di una nuova era, come la possibilità che una delle periferie di Roma maggiormente dimenticate dallamministrazione comunale in questi anni possa tornare a nuova vita. «Sono 3 anni e mezzo che vivo qui con il mio ragazzo - racconta Simona, 23 anni e un figlio in arrivo - lui è stato uno dei primi ad occupare nove anni fa. Speriamo che ora ci diano una casa. Dal 19 aprile assieme ad altre 36 famiglie siamo allhotel Costanza, gli altri invece sono alla Romanina». Tra la folla di curiosi anche la mamma di Simona, Patrizia che da 13 anni è abusivamente al nono ponte. «Aspetto da una vita una sistemazione - dice con entusiasmo - speriamo si sbrighino ad arrivare anche da noi».
I prossimi ad essere buttati giù saranno il nono, appunto, e il decimo. A sancire la fine dellarchitettura collettivistica di stampo comunista che, più di ogni altro quartiere romano, ha rovinato il Laurentino.
Ma anche in questa atmosfera di festa, per una decisione che per una volta ha messo daccordo tutte le forze politiche, non mancano le polemiche. «È crollato il muro di Berlino del Laurentino - le parole del candidato della Cdl Gianni Alemanno -. La demolizione dimostra che questa città si può trasformare. Il fallimento di 30 anni di sinistra a Roma non deriva dallimpotenza oggettiva di poter trasformare ma dalla mancanza di volontà, perché qui le ruspe avrebbero potuto entrare in azione un anno e mezzo fa».
I primi a battersi per la demolizione del ponte furono gli esponenti di An. «Ci fa piacere che il centrosinistra e Veltroni in primis, abbiano cambiato idea sul Laurentino - spiega il capogruppo in Regione Fabio Rampelli - ma non hanno ricordato purtroppo che è grazie alla nostra iniziativa in Comune e in municipio e agli stanziamenti di 15 milioni di euro della giunta Storace che è stato possibile arrivare a questo obiettivo. Questo muro separava la gente dalla qualità della vita cui legittimamente aspira».
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