Laurentino 38 riqualificato Ma a spese di Massimina

Prosegue l’opera di riqualificazione del Laurentino 38. «Mercoledì verrà demolito il ponte numero 9 - ha annunciato il sindaco Water Veltroni definendolo un segno concreto di rottura con il passato -. Per gli abitanti del quartiere rappresenta l’inizio di una nuova vita». Le operazioni di sgombero hanno coinvolto una sessantina di famiglie: il Campidoglio le ha trasferite nel centro comunale di accoglienza temporaneo di via del Casale Lumbroso. Preoccupata Alleanza nazionale: dopo aver sottolineato che i fondi per l’abbattimento dei ponti sono stati stanziati dalla precedente giunta regionale di centrodestra, il consigliere comunale di An Fabio Sabbatani Schiuma si è detto in ansia per i residenti di Massimina. Ieri, attorno all’ora di pranzo, quando si è sparsa la voce che gli sfollati del Laurentino sarebbero stati dislocati nello stabile di via del Casale Lumbroso, circa 150 persone sono scese in strada per manifestare il proprio malcontento causando fra l’altro pesanti rallentamenti sul Gra.
Solidale con i dimostranti il commissario della Federazione romana di An Gianni Alemanno: «Sono anni che la città scarica sul XVI municipio i problemi più gravosi. Invece di realizzare una programmazione degli interventi sul territorio, l’amministrazione di centrosinistra sforna solamente soluzioni tampone che non fanno altro che aggravare il disagio sociale di un quartiere dove gli abitanti vengono trattati alla stregua di cittadini di serie B». «Il trasloco delle famiglie del Laurentino 38 - ha aggiunto il deputato di An Fabio Rampelli - è stato realizzato in tutta fretta. La capacità programmatica, almeno per quanto riguarda le questioni amministrative, non sembra essere il piatto forte del sindaco Veltroni». Secondo Rampelli la giunta comunale è riuscita a offuscare un avvenimento di portata urbanistica inedita. «Abbiamo lottato affinché il Comune si convertisse al principio di abbattimento e ricostruzione come strumento di riqualificazione e alla fine siamo riusciti nell’intento, ma oggi siamo costretti a registrare i limiti di questa operazione». Su tale aspetto della vicenda si è soffermato anche il capogruppo comunale di An Marco Marsilio: «Se si lascia il vuoto al posto dei ponti demoliti si rischia d’innescare l’effetto degrado. Forse però è proprio questo che vogliono quelli che avversano la tecnica della sostituzione edilizia e che remano contro per vanificare tale esperimento. Noi, viceversa, fautori convinti della tecnica urbanistica della demolizione-ricostruzione, stigmatizziamo l’inaccettabile ritardo accumulato dall’amministrazione sul Piano di zona Laurentino. Se la delibera sulla variante 11 fosse stata approvata a tempo debito ora il percorso amministrativo sarebbe già stato completato e saremmo in grado d’indire la gara per la progettazione della ricostruzione delle cubature demolite. Grazie a Veltroni invece ci vorrà almeno un altro anno per avere i progetti esecutivi e c’è il rischio di non vedere i cantieri all’opera prima di due anni».
Le critiche tuttavia non arrivano solamente da Alleanza Nazionale. Duro il commento dell’azzurro Fabio De Lillo: «Il gabinetto del sindaco prende decisioni arbitrarie esautorando cittadini e istituzioni». Mentre il segretario regionale dell’Udc Luciano Ciocchetti ha sostenuto: «Da un lato si chiude una falla e dall’altro se ne apre un’altra». Infine i gruppi consiliari di An, Fi e Udc del XVI municipio hanno fatto sapere in una nota congiunta che chiederanno le dimissioni della totalità della maggioranza del municipio per dare un segnale chiaro alla giunta capitolina: «Esigiamo al più presto un chiarimento in aula, siamo stufi di vedere penalizzata la periferia più tartassata della capitale».
Dal canto suo il capogruppo comunale dell’Ulivo Pino Battaglia ha provato in qualche modo a respingere le polemiche: «Il piano di riqualificazione del Laurentino 38 è stato condiviso con i cittadini».

A suo avviso il polverone che si è venuto a creare ieri è frutto in realtà di una profonda differenza d’intendere la politica. «C’è chi lavora per risolvere le situazioni, anche quelle più delicate, e chi al contrario cade nel vecchio vizio della propaganda».

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