Catania - Ore 11,30, nella piccola stanza al piano terra della Procura della Repubblica di Catania, il procuratore aggiunto Renato Papa svela i primi risultati dell’esame medico legale eseguito dal dottor Giuseppe Ragazzi sulla salma di Filippo Raciti, l’ispettore capo di 38 anni della questura di Catania ucciso nel corso dei disordini scoppiati durante e dopo il Catania-Palermo. E sono dati che smentiscono, almeno in parte, le prime indagini.
Sarebbe stata un’emorragia al fegato a determinare la morte del poliziotto catanese e non l’esplosione di una bomba carta. «L’autopsia - ha detto il magistrato - ci spiega che Raciti ha subito un trauma addominale e fratture multiple del fegato, compatibili con un colpo contundente di importante adeguatezza lesiva». Dunque potrebbe essere stato un masso lanciato dai teppisti a colpire torace e addome dell’ispettore, prima dell’esplosione della bomba carta. «Siamo ancora nelle prime fasi - ha spiegato Papa - ma a questo punto le indagini si fanno più complicate, perché dobbiamo esaminare uno spazio temporale più ampio». Come dire che, nel corso dei violenti incidenti all’esterno dell’impianto catanese, che hanno interessato soprattutto l’area alle spalle della curva Nord, piazza Spedini e via Giuseppe Fava, il poliziotto potrebbe essere stato colpito diversi minuti prima che stramazzasse al suolo privo di sensi. «Se prima pensavamo di concentrare le nostre indagini in una fascia oraria compresa tra le 20,31 e le 20,34 - precisa Papa - adesso dobbiamo ampliare le nostre ipotesi, anticipando almeno sino alle 20».
Ieri mattina c’è stata la conferma che le indagini saranno anche condotte dall’ufficio della Direzione distrettuale antimafia. «Questo perché - sottolinea il procuratore - non sono da escludere eventuali collegamenti con la criminalità organizzata. Abbiamo sequestrato il Massimino, per verificare il livello di sicurezza dello stadio. Questi soggetti quando vengono perquisiti all’ingresso vengono trovati puliti, eppure all’interno, sfruttando forse la connivenza di qualcuno, trovano le attrezzature per offendere. Si tratta comunque di frange teppistiche con precisi scopi violenti».
Intanto, la caccia all’assassino di Raciti si fa sempre più serrata. Sono oltre 400 gli uomini che stanno col fiato sul collo del tifo organizzato catanese. Il numero degli arrestati per i disordini è salito a 29, ma nessuno è accusato per l’omicidio. Ieri sono stati anche perquisiti quattro club organizzati e un negozio di senegalesi, ritrovo abituale degli ultrà. In un appartamento del popolare quartiere Librino sono state sequestrate armi – due fucili, petardi e bombe carta – e droga. Insomma, indagini a 360 gradi. Il lavoro più intenso e si spera più fruttuoso è quello sui filmati delle telecamere a circuito chiuso poste dentro e fuori lo stadio Massimino. Fiducioso comunque il procuratore generale di Catania, Giovanni Tinebra: «Le idee non si comunicano – ha detto ieri, pressato dai cronisti – si verificano e poi diventano delle tesi. Noi comunque le idee le abbiamo e sono anche molto chiare».
Nel frattempo migliaia di catanesi hanno reso omaggio alla salma di Raciti. I catanesi «sdegnati» per quello che è accaduto venerdì sera dopo il derby Catania-Palermo, sono sfilati davanti all’ingresso del reparto mobile della polizia dove il feretro è stato sistemato. All’ingresso centinaia di mazzi di fiori e messaggi. C’è anche una sciarpa rosso-azzurra del Catania, lasciata da Stefano, un tifoso che ha scritto su un cartoncino: «Questa sciarpa è un pezzo del mio cuore, adesso è solo per te».
A vegliare la salma, protetta da un cordone di parenti e colleghi, anche Marisa Grasso, la vedova di Raciti, composta nel suo dolore anche quando ha ricevuto la lettera di cordoglio del premier Romano Prodi, che non sarà presente domani alle esequie perché impegnato all’estero. I funerali saranno celebrati oggi alle ore 12 nella cattedrale di Catania.
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