Il lavoro come anti-stress La vita dei manager-zen

Sono settemila, tutti iscritti a un’associazione che raccoglie i suggerimenti per vivere meglio in ufficio. Prima regola: la lentezza

È già difficile immaginare settemila manager zen riuniti in un'associazione (porteranno il kimono? Imporranno ai dipendenti sedute di meditazione a gambe incrociate sul tappeto?). Immaginare i manager zen lentissimi, poi, è impossibile. Eppure in tanti, tra loro, aderiscono alla giornata mondiale della lentezza, lunedì prossimo. Giornata che si annuncia singolare, tra slow food, multe a chi corre in Galleria a Milano, cercatori di nuvole romane riuniti in osservazione del cielo.
Come riusciranno i manager zen a essere lenti, per l'occasione? «Io dedicherò la giornata all'ascolto: le grandi aziende oggi sono un cimitero di relazioni», dice da Dublino Gianluca Minieri, direttore della filiale irlandese dei Monte Paschi. «Andrò in ufficio in treno con mia moglie - è il programma di Vittorio Ravaioli, due aziende informatiche, 135 persone ai suoi ordini in quel di Bologna, alla Kion -. Niente snack in piedi al bar: pranzerò con amici». Lui è un veterano dell'associazione Manager zen, fondata nel '93 da Federica Ghetti. E, come gli altri, non porta il kimono.
Nessuno, pare, l'ha mai portato. A Dublino, nell'ufficio guidato da Minieri, sono però al bando le cravatte. La lentezza, tutti i giorni, la declinano in abiti casual: «Non bermuda e zoccoli, ma comodi sì, io per primo». C'è poi cura per l'ambiente di lavoro. «Opere d'arte alle pareti, incensi accesi». E qualche licenza che sa poco di banca. «Lascio ai dipendenti la libertà di ascoltare musica mentre lavorano. Non ultimo, siamo attenti all'ambiente: ricicliamo carta, non denaro», aggiunge il giovane capo, 38 anni, originario di Taranto. Le idee sono in linea con l'identikit del manager zen, affidato al pensiero zen, naturalmente, sul sito dell'associazione: «...persegue la sua visione dell'eccellenza in qualunque cosa faccia, lasciando agli altri decidere se stia lavorando o giocando. Lui, pensa sempre di fare entrambe le cose insieme».
L'attenzione per i dipendenti sembra il comune denominatore di questi dirigenti atipici. «Ma se uso il tempo per ascoltare è perché l'ho rubato ad altro, ai processi più meccanici», precisa Sebastiano Zanolli, direttore generale della filiale italiana di Diesel, a Milano. Trova simpatica l'idea della giornata lenta. Nato nel '64 a Bassano del Grappa, ha già tre libri all'attivo - «Solo un hobby» - di cui uno, Paura a parte, con prefazione dell'ex campione di sci (e velocità) Kristian Ghedina. Sul suo sito si alternano le «frasi per la mente». Una per tutte: «Chi vive sperando muore digiuno» (versione politicamente corretta di quella che suona in rima). Il segreto, secondo lui, è «riuscire a surfare tra le due cose, velocità e lentezza: se un giorno non avesse vinto la velocità non saremmo al telefono, se però non ci fosse un po' di lentezza non potremmo fermarci a parlare».
Ancora da Milano, c'è chi ammette che lunedì non potrà concedersi lentezze. Sfoglia l'agenda in diretta telefonica Giovanna Ferrari, responsabile della formazione aziendale di una società assicurativa, 39 anni. «Dunque vediamo... Oddio, i soliti appuntamenti». Per lei è difficile coniugare i principi zen con la pratica manageriale, anche se in azienda organizza workshop sulle favole e seminari con il teatro d'azienda.

«Queste iniziative danno soddisfazione. Abbiamo il lusso di poter sperimentare. Per il resto, ho una bimba piccola, il tempo che tolgo al lavoro lo dedico a lei e viceversa. Sempre di corsa». Anche i manager zen sono mamme. Anche loro, sempre di corsa.

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