Il leader di Forza Italia in campagna elettorale a Pavia, Roma e Napoli: «Pronti a chiedere nuove elezioni se la revisione delle schede elettorali ci darà ragione» «A sinistra non c’è nessuno con cui dialogare» Berlusconi: «Il loro mito del buon g

Marcello Foa

nostro inviato a Pavia

Il mattino a Napoli, il pomeriggio alla Camera a Roma, la sera a Pavia: nel mirino sempre l’Unione. Silvio Berlusconi attacca: «Quello del buon governo della sinistra è un mito privo di fondamento», dichiara a una radio del capoluogo partenopeo, dove il Cavaliere si candida come capolista al Consiglio comunale per Forza Italia. «Chi vive nelle loro roccaforti, come Roma e Napoli, ha potuto vedere come in questi anni la qualità della vita sia peggiorata». Il problema è che si è creata «una fitta rete tra partiti, cooperative e associazioni. L’ombra della sinistra si estende all’assistenza, al volontariato, alla sanità, al tempo libero, alle amministrazioni». Secondo il leader della Casa delle libertà «nelle regioni rosse il sistema di potere postcomunista garantisce, attraverso le proprie clientele, una larga fascia della popolazione. Ma questo sistema rappresenta una formidabile arma di ricatto nel momento in cui i cittadini sono chiamati al voto per eleggere i presidenti delle Regioni, delle Province e i sindaci». La situazione di Napoli lo preoccupa molto, perché «i problemi vengono da lontano, non risolti da Bassolino e neanche affrontati dalla Russo Jervolino». Denuncia il degrado, i rifiuti, il traffico, le strade connesse e vede nel candidato della Cdl, l’ex questore Franco Malvano, la persona giusta per «diffondere la cultura della legalità che oggi manca». Invoca il cambiamento. Malvano può essere per i parteneopei quel che Albertini è stato per i milanesi. Il Cavaliere è persuaso che la maggioranza degli italiani si sia già pentita del voto alle legislative. I sondaggi in suo possesso indicano la Casa delle libertà al 52,8% e l’Unione al 46,7%. Lancia un messaggio al presidente Napolitano: «Noi non lo abbiamo votato, ma spero sappia rappresentare quel 50% di italiani che hanno votato per il centrodestra». Poi denuncia il clima di crescente intolleranza nei suoi confronti. «Qualcuno un po’ esaltato, leggendo ciò che i giornali della sinistra dicono di me, potrebbe pensare che io sia un pericolo per il Paese, un delinquente da eliminare, potrebbe pensare che se mi dà una coltellata o mi spara compie un atto eroico a vantaggio del Paese». Silvio Berlusconi teme per la propria incolumità. «Le cose che mi dicono sono terribili: mafioso, assassino, buffone, vai a casa». Ricorda che durante la visita nel capoluogo campano «in mezzo a mille persone entusiaste che mi hanno detto di non mollare, qualcuno ha lanciato una bottiglia contro la mia auto. Credo che ciò abbia le radici in tutto quanto la sinistra ha messo in campo contro di me in questi anni di passione politica».
Dopo il capoluogo partenopeo è la volta di Roma. C’è il dibattito sulla fiducia al nascituro governo Prodi, la replica del Professore e qualche battibecco in Aula. Il leader di Forza Italia lascia Montecitorio dall’ingresso laterale di via dell’Impresa, e si ferma a parlare per qualche minuto con Giulio Tremonti. Prima di salire in macchina, direzione Pavia, Berlusconi viene circondato dai cronisti parlamentari. La domanda è semplice: «Ora il dialogo sarà più difficile?». La risposta di Berlusconi è altrettanto secca: «Quale dialogo? E con chi?». Con gli alleati i rapporti sono un po’ tesi. Il vertice della Casa delle libertà previsto per ieri è saltato: secondo fonti parlamentari Gianfranco Fini non avrebbe gradito le parole pronunciate da Berlusconi a Porta a porta sulla partita delle commissioni, mentre Casini avrebbe fatto presente la necessità di prendere decisioni collegiali in questa fase delicata. L’asse con Lega resta forte. In un vertice con i dirigenti del Carroccio, Bossi ha chiesto a Berlusconi «uno sforzo sovrumano» sul referendum per la riforma della Costituzione in senso federale. Sforzo che Berlusconi ha rivolto agli elettori. «Dopo le elezioni amministrative - ha detto il Cavaliere a Pavia - abbiamo un altro appuntamento, quello del referendum. Dobbiamo dare un sì alto, robusto e forte alla modifica della Costituzione per rendere più moderno il nostro Paese».
Nella cittadina lombarda dove è giunto in serata il leader di Forza Italia ha denunciato ancora una volta l’occupazione delle istituzioni da parte di una coalizione che «in realtà non ha vinto le elezioni». Mentre alcuni attivisti fischiavano il suo intervento, il Cavaliere ha affermato che nel conteggio dei voti «mancano 159mila schede, mentre alla Camera sono state fatte sparire 40mila schede bianche. «Qualcuno le avrà riempite», ha detto Berlusconi. «Pretendiamo che un milione e centomila schede annullate vengano ricontate». Berlusconi ha chiesto nuove elezioni nel caso in cui il riconteggio delle schede dovesse sovvertire l’esito delle elezioni e ha anche minacciato l’Aventino per i parlamentari della Cdl se il presidente Napolitano non dovesse a quel punto sciogliere le Camere. «Non è questo governo che ci fa paura, dev’essere questo governo ad aver paura della verità, ad aver paura di noi».


Poi ha citato un sonetto di Dante Alighieri su Guido Cavalcanti: «Avevo pensato tempo fa che alla mia età fosse giunto il tempo di fare andare avanti qualcun’altro, seguendo l’indicazione del sonetto (che ha recitato a memoria), poi ho deciso. Non mollerò mai e continuerò a lottare per garantire libertà, sicurezza e benessere per tutti quegli italiani che ci danno la loro fiducia».

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