«Led Zeppelin, un solo show Non diventeremo un circo»

Il cantante smentisce la possibilità di un tour della band. E presenta il suo nuovo cd: «È stata una sfida modulare la mia voce con dolcezza»

da Londra

Poche speranze per i fan dei Led Zeppelin. Robert Plant è categorico. Un solo spettacolo il 26 novembre alla 02Arena di Londra e poi sipario chiuso. «I Led Zeppelin sono la storia della musica, non voglio che la nostra Stairway to heaven finisca col diventare il pezzo di apertura di Holidays on Ice», annuncia il cantante presentando il suo nuovo cd Raising Sand, splendida raccolta di bozzetti acustici, in coppia con la cantautrice e violinista Alison Krauss, emerita sconosciuta in Italia (dove il country a torto è considerato musica per contadini) ma con un pesante palmarès di Grammy a casa sua.
Sessant'anni, boccoli biondi, l'eterna aria da ragazzino strafottente, Plant difende il mito dei Led Zeppelin. Il ritorno della band è per lui un Memorial Day. Una celebrazione da non ripetere. «Mi dispiace per le tantissime persone che sono rimaste senza biglietto, 80 milioni di fan sono una cifra incredibile, ma questo sarà uno show benefico alla memoria di Ahmet Erthegun, un grande discografico e un grande amico».
Quindi molti fan delusi?
«Il mondo dei Led Zeppelin è come entrare in una stanza polverosa, non bisogna toccare nulla ma solo spolverare le cose per riportarle al loro splendore».
A proposito del suo nuovo cd, vuol dire che si sta dando al country?
«Il country come il blues è alle radici del rock. Finalmente ho trovato il coraggio di scavare nella musica popolare bianca americana e ne sono entusiasta. Comunque non è una novità per me perché anche i Led Zeppelin erano un gruppo country».
Ma come, gli alfieri dell'hard rock?
«Sì, ma alla fonte ci sono suoni gaelici, celtici, e delle montagne scozzesi riveduti e corretti».
Come è cominciata la sua collaborazione con Allison Krauss e come è nato il disco?
«Il match point con la Krauss si è realizzato attraverso uno scambio di influenze artistiche. Lei mi ha portato nei territori del blue grass, io in quelli del blues. Infatti la prima volta ci siamo incontrati per suonare in un teatro le canzoni di Leadbelly. In questo modo suonando con lei ho riscoperto artisti come Gene Clark, Gram Parsons e gli Everly Brothers. Il disco è nato grazie alla mano magica di T. Bone Burnett, grande chitarrista e mitico produttore. Abbiamo inciso parte dell'album a Nashville, come ai vecchi tempi in un grande stanzone, senza effetti speciali e con tanto sentimento. E' un viaggio moderno tra il blues del Mississippi e quello di Chicago, con un mix di suoni folk, dark e gospel».
Quali le canzoni che ama di più del disco?
«Sono tutte affascinanti per la loro atmosfera ruvida e allo sesso tempo sofisticata. Amo in particolare Polly come home di Gene Clark (mente geniale dei Byrds), Killing the Blues, e il classico Sister Rosetta goes before us».
Lei duro per eccellenza ha dunque imparato ad esprimersi in altro modo?
«È stata una nuova sfida imparare a modulare con dolcezza la voce, dosare le sfumature del canto, senza perdere la ruvidezza d'espressione. Non è certo la stessa cosa cantare con Jimmy Page oppure oggi, nel nuovo disco, con Norman Blake e Marc Ribot. Con Alison mi sono sentito finalmente come uno scolaro, come quando nel '63 suonavo le maracas prima di entrare nel gruppo blues di Alexis Korner».
Una nuova vita a sessant'anni?
«Sono sempre stato un cantante di rock'n’roll non di rock e rivendico le mie origini, i grossi festival, la musica dura ed elettrica. Ma le cose cambiano e a me piace guardare al futuro».
Lei è iperattivo, i dischi con gli Strange Sensation, le collaborazioni con Tinariven, gli interessi etnici, ecc.: cos'altro ci riserva per il futuro?
«Non è che io prenda una cartina geografica e cominci a dire la musica africana l'ho fatta, quella sud-americana pure. Viaggio per sensazioni e per intuizioni. Non so cosa succederà domani».


Andrete in tournée con Allison?
«Sì, ci stiamo preparando adesso con gli stessi musicisti dell'album».
Si dice che Page e Jones stiano scrivendo nuove canzoni per il gruppo dei Led Zeppelin.
«Non ne so niente, ma può sempre succedere di tutto».

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