Non è andata bene. Anzi, è andata maluccio, soprattutto a Milano, dove Letizia Moratti è stata sotto anche rispetto alle previsioni più pessimistiche. La sfida, però, resta aperta, sia a Napoli che a Milano, dove tra quindici giorni si giocherà la partita di ritorno. Il fronte antiberlusconiano festeggia una vittoria che, al momento, tale non è. E, soprattutto, gli sconfitti sono più d’uno. Dalle urne escono infatti alcune indicazioni chiare.
La prima: il centrodestra è in difficoltà a ripetere i risultati delle ultime tornate e Berlusconi personalmente paga un anno di massacro mediatico. Il Pdl però tiene attorno al 30 per cento e resta il primo partito, la Lega non sfonda (a Milano fa un balzo in avanti rispetto a cinque anni fa, ma uno indietro, anche pesante, rispetto alle Regionali della scorsa primavera). Il premier, quindi, non è peggio messo di Bossi, il quale deve rinunciare all’idea di fare da serbatoio di eventuali voti in fuga dal Pdl.
La seconda: il progetto di Fini è fallito. Dove si è presentato da solo, il Fli stenta a superare il due per cento, umiliato da liste civiche e partitini fai da te. Stessa sorte per il Terzo Polo Casini-Rutelli-Fini che su molte piazze non ha neppure superato la soglia minima per entrare in Parlamento nel caso di elezioni politiche.
La terza: l’asse della sinistra si sposta pericolosamente sull’ala più estrema extra Pd ( Pisapia, cioè Vendola, a Milano, De Magistris, cioè Di Pietro a Napoli). Una simile coalizione (da Vendola a Franceschini) può anche vincere un’elezione ma, come dimostra l’esperienza dell’ultimo esecutivo Prodi, non è in grado di governare il Paese. Bersani quindi ha poco da festeggiare: la sua linea centrista e di forza moderata esce pesantemente punita da questa tornata e certo non mancheranno ripercussioni interne.
Detto questo, ora aspettiamoci un diluvio di polemiche e di liti. La domanda è: lo scivolone della Moratti è dovuto anche alla radicalizzazione dello scontro voluto da Berlusconi? Io credo di no, manca la prova contraria e comunque ci sono due indizi. La coalizione, riconducibile a Berlusconi, ha preso più voti del sindaco uscente, cioè la linea dura ha preso più voti del sindaco moderato. L’altro indizio è che in generale gli elettori hanno premiato candidati radicali ( Pisapia, De Magistris, i ragazzi di Grillo) e punito veri o presunti moderati. Altrimenti Casini, con Rutelli e Fini, avrebbe dovuto fare il pieno di voti, cosa che non è successa.
Detto che per il centrodestra il campanello d’allarme è suonato forte e chiaro, confronto a ciò che è successo alle elezioni di medio termine in Germania, Francia e Spagna (tracollo delle coalizioni di governo) il risultato di ieri non può essere liquidato come una slavina inarrestabile. Tutto dipende dai nervi saldi che sapranno mantenere Bossi e Berlusconi per tenere uniti Pdl e Lega. Le insidie, più che dall’opposizione,arrivano dall’interno.
Non tutti, dentro al centrodestra, ieri si sono disperati per il risultato di Milano. Anzi, qualcuno si è pure fregato le mani intravedendo possibilità di scalate interne e di potere. Di certo, nelle prossime ore, ne vedremo delle belle.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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