Ma la Lega provoca: «Test di dialetto ai prof che lavorano al Nord»

RomaÈ la scuola il nuovo terreno di scontro fra la Lega ed il Popolo della libertà. E la riforma del reclutamento dei docenti rischia di impantanarsi per una questione di vernacolo che va ad aggiungersi agli altri attriti del confronto politico Nord-Sud. In commissione Cultura della Camera si sta esaminando la legge per regolamentare oltre all’autogoverno delle istituzioni scolastiche, la libertà di scelta educativa delle famiglie e lo stato giuridico dei docenti. Tra i vari aspetti presi in esame per quanto riguarda il reclutamento dei docenti è piombata la proposta “indecente” della Lega. Il Carroccio infatti chiede che gli aspiranti professori, per guadagnarsi il diritto a salire in cattedra, superino un «test dal quale emerga la loro conoscenza della storia, delle tradizioni e del dialetto della regione in cui intendono insegnare». La Aprea, presidente della Commissione, propone di rimandare la discussione di quel particolare punto in aula. La Lega però vorrebbe vederla inserita nel testo unificato e non gradisce il rifiuto, quindi la discussione in commissione si ferma.
È la leghista Paola Goisis a spiegare perché questo test è considerato irrinunciabile dal partito di Umberto Bossi. «Noi avevamo presentato una proposta di legge di riforma della scuola. Ma questa non è stata condivisa da tutta la maggioranza. Così abbiamo chiesto che ne venisse recepita almeno una parte nel testo unificato che ora era all’esame della Commissione Cultura - spiega la Goisis -. Abbiamo rinunciato a tutto, tranne che ad un punto sul quale insisteremo fino alla fine: ci dovrà essere un albo regionale al quale potranno iscriversi tutti i professori che vogliono. Ma prima dovrà essere fatta una pre-selezione che attesti la tutela e la valorizzazione del territorio da parte dell’insegnante».
Qual è lo scopo di una simile iniziativa? Il Carroccio, prosegue la Goisis «punta ad ottenere una sostanziale uguaglianza tra i professori del Nord e quelli del Sud. Non è possibile, infatti, che la maggior parte dei professori che insegna al Nord sia meridionale». In sostanza la Lega darà il suo sì alla riforma ed in particolare all’istituzione degli albi regionali soltanto se fra i requisiti per diventare professore verrà inserito anche il superamento del test sul dialetto e la cultura della regione nella quale si dovrà insegnare. Altrimenti la Lega è pronta a bocciare la riforma. Non è la prima volta che il Carroccio tenta di porre dei paletti all’«immigrazione» dei docenti di origine meridionale verso le cattedre del Nord.
Visto l’atteggiamento irremovibile della Lega, alla Aprea non è rimasto che sconvocare il comitato ristretto, che stava discutendo la legge in attesa di decisioni che dovrebbe prendere la conferenza dei capigruppo. Il contrasto tra Lega e Pdl poi scavalca i confini della commissione Cultura e rimbalza in aula. Alla deputata del Pd, Emilia De Biasi, che pone la questione del test in aula risponde il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che si affida alla Costituzione: «Durante l’esame della riforma la prima commissione e l’aula valutino il pieno e totale rispetto dei principi fondamentali della nostra carta costituzionale».


Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, assicura che «non esistono ragioni di divisioni sulla scuola fra Lega e Pdl» dato che sono «prioritari i progetti di riforma portati avanti dal ministro Gelmini sulla riforma dell’università e quella sui licei». E quelle importanti riforme sono già state portate a casa e da tempo sono legge con il pieno appoggio della Lega.

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