Cronaca locale

Legalità, Ferrante più a sinistra di Cofferati

L’aspirante primo cittadino evita confronti: «Milano non è Bologna»

Sabrina Cottone

Fa un certo effetto vederli uno accanto all’altro, Sergio Cofferati e Bruno Ferrante, l’ex sindacalista e l’ex prefetto, poi sentirli parlare e scoprire che Cofferati sta a destra di Ferrante o meglio è l’aspirante sindaco di Milano a scavalcare a sinistra il primo cittadino di Bologna. «Milano è diversa da Bologna» risponde evasivo Ferrante quando gli si chiede se condivide il modello Cofferati, la difesa della legalità anche a costo di scontentare Rifondazione comunista. Sarà l’aria della campagna elettorale, ma l’ex prefetto non se la sente proprio di prendere una posizione così netta: «La solidarietà e la legalità non sono in contrasto e i problemi di Bologna possono essere diversi da quelli di Milano».
Lo show si chiama Big Talk, è organizzato dalla Margherita e va in scena nei capannoni di via Mecenate, quelli che ospitavano Simona Ventura e le vicissitudini dei vip dell’Isola dei Famosi, ma in questi due giorni di dibattiti al posto dei problemi coniugali di Al Bano ci sono le difficoltà di convivenza nel centrosinistra. Aleggia lo spettro dell’assente Dario Fo e dei suoi supporter di Rifondazione, favorevoli alle okkupazioni per ragioni di giustizia sociale. Ferrante si tiene cauto e nel dibattito con Cofferati lascia all’ex segretario della Cgil il ruolo di difensore del rigore. La premessa è chiarissima: «Vorrei sfatare il discorso del prefetto come uomo d’ordine senza attenzione ai problemi sociali». Così, mentre Cofferati non fa sconti («Non accetto chi dice: “hanno sbagliato però”. Se qualcuno viola la legge io dico: “hanno sbagliato e basta”, senza alcuna forma di giustificazione»), Ferrante preferisce il buonismo: «La legalità è la precondizione, ma legalità e solidarietà sono legate. Se non investiamo sui valori della solidarietà rischiamo di rimanere prigionieri nelle nostre case, blindati nei nostri appartamenti».
In modo indiretto, senza mai citare Gabriele Albertini, critica la tolleranza zero: «Il confine tra sicurezza e libertà è labile. Vogliamo la sicurezza che militarizza? Le telecamere che ci spiano?». Domande retoriche alle quali la risposta è no. La sicurezza, aggiunge, «non è solo quella del poliziotto e del carabiniere». La ricetta Ferrante punta sulla «copertura sociale» e cioè «riscoprire la città e riappropriarsi dello spazio pubblico, pulire le strade, illuminare gli spazi, far aumentare la sicurezza sociale». Arriva a una dichiarazione che suona quasi paradossale: «Quando ero prefetto non mi sono mai interessato al dato statistico sul numero dei reati, guardavo alla percezione della sicurezza».
Posizioni che impallidiscono di fronte alle frasi chiare e nette di Cofferati. Su un tema spinoso come le occupazioni, il sindaco di Bologna non lascia spazio a equivoci: «Tutte le volte che si procede a violare una regola si mette in crisi un sistema. Le leggi vanno rispettate». Anche se sono leggi che non si condividono e che vanno migliorate: «Dico no a modificare le leggi attraverso la loro sistematica violazione».
Su una cosa la sintonia tra i due è perfetta, nel giudizio sulla legge Bossi-Fini. Dice Cofferati: «È una pessima legge che produce clandestini. Va cambiata per introdurre leggi che contrastino il lavoro nero». E qui Ferrante non si scosta di un millimetro: «La Bossi-Fini ha fallito, con il suo presunto rigore ha fatto aumentare il numero di immigrati clandestini. Ha tolto lo “sponsor” e reso impossibile arrivare in Italia legalmente.

Come si fa ad avere prima un contratto?».

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